Nel corso della storia, ogni grande innovazione tecnologica ha portato con sé non solo entusiasmo, ma anche timori profondi, specialmente tra coloro che temevano per il proprio ruolo nel mondo. È successo nel XIX secolo con la nascita della fotografia, è accaduto nel Novecento con l’introduzione delle fotocamere compatte e dei primi automatismi, e sta avvenendo oggi con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI). Ma, guardando indietro, queste paure si sono sempre trasformate in nuove opportunità per evolvere e arricchire il linguaggio visivo. Vediamo come.
Quando nel 1839 fu annunciata l’invenzione del dagherrotipo, molti pittori si sentirono traditi dalla tecnologia. Fino a quel momento, solo la pittura poteva immortalare volti, scene storiche o paesaggi. L’idea che una “macchina magica” potesse sostituire l’artista terrorizzò figure come Jean-Auguste-Dominique Ingres, mentre il poeta Charles Baudelaire liquidò la fotografia come un processo meccanico privo di anima.
Eppure, questa paura si rivelò infondata. La pittura non solo sopravvisse, ma si liberò dalla necessità del realismo, aprendo la strada a movimenti rivoluzionari come l’Impressionismo e il Cubismo. La fotografia non distrusse la pittura; al contrario, le diede la possibilità di reinventarsi e raggiungere nuove vette espressive.
All’inizio del Novecento, le prime fotocamere compatte, come le Leica, causarono scalpore tra i fotografi tradizionali, abituati a lavorare con ingombranti banchi ottici. “Troppo piccole, troppo semplici, troppo poco professionali”, dicevano. La resistenza era comprensibile: il passaggio da un’attrezzatura complessa a uno strumento portatile cambiava radicalmente il modo di lavorare.
Eppure, le Leica non solo democratizzarono la fotografia, ma permisero ai fotografi di raccontare il mondo in modo più immediato, dando vita al fotogiornalismo moderno. Pensiamo a Henri Cartier-Bresson, che grazie a una Leica catturò “l’istante decisivo”, rivoluzionando per sempre il concetto stesso di fotografia.
Negli anni ’70 e ’80, l’introduzione dell’autofocus fu accolta con scetticismo. Per molti, affidare la messa a fuoco a un sistema automatico era un sacrilegio. “Dov’è l’arte se la macchina fa tutto da sola?” si chiedevano.
Tuttavia, anche questa innovazione si rivelò un passo avanti. L’autofocus liberò i fotografi dalla necessità di concentrarsi sui dettagli tecnici, permettendo loro di dedicarsi alla composizione e alla narrazione visiva. Oggi, l’autofocus è considerato uno strumento indispensabile per catturare scene dinamiche e fugaci.
Negli anni ’90, il passaggio dalla pellicola al digitale fu un’altra battaglia ideologica. Molti professionisti rifiutavano il digitale, sostenendo che non avrebbe mai potuto eguagliare la qualità e la “magia” della pellicola. Lo stesso atteggiamento si è ripetuto con l’avvento delle fotocamere mirrorless, criticate per essere “giocattoli” rispetto alle reflex tradizionali.
Eppure, il digitale ha trasformato il mondo della fotografia, rendendola più accessibile, versatile e sostenibile. Le mirrorless, con la loro leggerezza e innovazione tecnologica, hanno portato la fotografia in luoghi prima impensabili, aprendo nuove possibilità creative.
Negli ultimi anni, gli smartphone hanno ulteriormente scosso il mondo della fotografia. Fotografi professionisti hanno spesso espresso disprezzo per la “facilità” con cui chiunque può scattare foto di alta qualità. Tuttavia, questi dispositivi hanno democratizzato l’arte visiva, permettendo a milioni di persone di esprimersi e condividere storie attraverso le immagini.
Lungi dal distruggere la fotografia tradizionale, gli smartphone hanno arricchito il linguaggio visivo globale, rendendo ogni persona un potenziale narratore.
Oggi, il timore si è spostato sull’AI. Strumenti come DALL-E, MidJourney e Stable Diffusion sono in grado di generare immagini straordinarie da semplici descrizioni testuali. Molti fotografi si chiedono: “Se una macchina può creare immagini incredibili in pochi secondi, che fine faremo noi?”
Ma, come in passato, l’AI non deve essere vista come una minaccia, bensì come uno strumento. Proprio come la fotografia non ha distrutto la pittura, l’AI non eliminerà la fotografia umana. Anzi, può diventare un potente alleato per espandere i confini della creatività, permettendo ai fotografi di esplorare nuove idee e linguaggi.
Guardando indietro, la storia ci insegna che ogni innovazione tecnologica ha portato a un momento di paura, seguito da una fase di straordinario progresso. I pittori hanno abbracciato la libertà offerta dalla fotografia, i fotografi hanno sfruttato le compatte, il digitale e persino gli smartphone per ampliare il proprio vocabolario visivo.
Oggi, l’AI ci pone davanti a un bivio: possiamo temerla o utilizzarla per reinventare la fotografia. La scelta è nelle mani dei creativi. E se c’è una lezione che la storia ci insegna, è questa: l’arte non muore mai. Cambia, si evolve e diventa più potente. La fotografia del futuro, con l’AI come alleata, potrebbe sorprenderci più di quanto immaginiamo.
Bibliografia:
Baudelaire, C. (1859). Il pubblico moderno e la fotografia. In Salon of 1859. Éditions Honoré Champion - ISBN-13: 978-2745313355
Baudelaire discute la sua critica della fotografia, sostenendo che, sebbene sia una tecnologia affascinante, non rappresenti una vera arte, essendo priva dell’immaginazione creativa che caratterizza la pittura.
Gombrich, E. H. (1972). The Story of Art. Phaidon Press. - ISBN-13: 9780714832470
Un testo fondamentale che esplora la storia dell’arte e come l’introduzione della fotografia abbia influenzato l’evoluzione della pittura, stimolando movimenti come l’Impressionismo e il Cubismo.
Adams, R. (1996). Why People Photograph: Selected Essays and Reviews. Aperture. - ISBN-13: 9780893816032
In questo saggio, Adams esplora l’evoluzione della fotografia e come essa sia diventata un’arte in grado di coesistere e collaborare con altre forme artistiche tradizionali.
Manovich, L. (2018). AI Aesthetics. Strelka Press. - ISBN-13: 9781916297303
Manovich analizza l’impatto dell’intelligenza artificiale nel campo delle arti visive, discutendo se e come l’AI possa essere considerata uno strumento creativo o una minaccia alla produzione artistica tradizionale.
Shanken, E. A. (2009). Art and Electronic Media. Phaidon. - ISBN-13: 9780714847825
Un’ampia rassegna sull’integrazione della tecnologia nelle arti, dallo sviluppo della fotografia fino all’intelligenza artificiale e ai media digitali, mostrando come questi strumenti abbiano sempre coesistito con la creatività umana.
A volte un’immagine vale più di mille parole. A sinistra, una fotografia scattata in un ambiente con evidenti complessità di illuminazione, sviluppata con il profilo Adobe Color; a destra, la stessa immagine, ma con il profilo TheSpack. Per questo confronto sono stati utilizzati profili di seconda generazione, ottimizzati nel 2021, quindi ancora lontani dai progressi successivi. Questa immagine è particolarmente critica a causa di una sfumatura in saturazione, che, se non correttamente normalizzata, genera irregolarità. Spesso, il risultato ottenuto con il profilo Adobe porta a un giudizio negativo sulla qualità del file e della fotocamera stessa. Pur utilizzando una curva tonale simile per il contrasto, il profilo TheSpack ha prodotto un risultato nettamente superiore. Si nota una maggiore coerenza cromatica, estensione del dettaglio e leggibilità in tutte le aree dell’immagine. I disturbi e la granulosità, evidenti con Adobe, sono stati ridotti grazie alla struttura del profilo TheSpack, progettato per bilanciare correttamente i canali in uscita. Questo limite nei profili Adobe spesso causa un calo di qualità che viene erroneamente attribuito al mezzo tecnico. Il miglior dettaglio, la resa tonale superiore e l’assenza di irregolarità non sono il risultato di correzioni post-produzione, ma di un profilo colore studiato e sviluppato accuratamente.
Siamo spesso abituati a guardare l’insieme di un’immagine, perdendo di vista il dettaglio che la definisce. Questa riflessione, di per sé, potrebbe sembrare fuori luogo, considerando che la fotografia si basa sulla percezione visiva, sull’impatto che un soggetto, la luce, l’interpretazione e le dinamiche di una scena ci trasmettono. Sarebbe quindi naturale non concentrarsi sui dettagli. Eppure, qui nasce un grande paradosso: investiamo in lenti costose, glorificando la loro resa. Cerchiamo di correggere le aberrazioni, inseguire la risoluzione, applicare texture e maschere di contrasto per enfatizzare i dettagli, eppure ci dimentichiamo spesso di un elemento fondamentale: il profilo colore, che può distruggere tutto questo lavoro. Guardando ora il dettaglio ingrandito di una fotografia sviluppata con il profilo colore Adobe Color e la stessa immagine con TheSpack. La scelta di come intervenire su un profilo colore, quali parametri considerare e come ottimizzare la resa di un sensore porta inevitabilmente a conseguenze che impattano sulla qualità finale dell’immagine. Questo può addirittura vanificare il lavoro di ingegneri e progettisti che hanno creato ottiche di altissima qualità. Nell’immagine sviluppata con il profilo Adobe Color, la luce di un neon si disperde, lasciando un evidente alone attorno alla sorgente luminosa. Questo fenomeno riduce la consistenza nelle alte luci, compromettendo la texture e il dettaglio, e alterando la qualità complessiva della foto. Un piccolo difetto che, tuttavia, incide pesantemente sulla resa delle lenti e si manifesta su tutta l’immagine, indipendentemente dalle condizioni di illuminazione. Ovviamente, questa considerazione nasce dal fatto che un profilo colore può essere generato tenendo conto di differenti parametri, inclusi quelli che determinano lo scostamento di tonalità e saturazione al variare della luminosità. Per questo motivo, abbiamo scelto di suddividere il nostro sistema in modo da renderlo efficace in una vasta gamma di situazioni. Abbiamo implementato soluzioni specifiche per ogni singola fotocamera, così da ottenere risultati ineccepibili, indipendentemente dalle condizioni di ripresa. Questo approccio ci permette di garantire una resa cromatica coerente e precisa, riducendo al minimo le deviazioni che possono compromettere la qualità dell’immagine.