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ChatGPT intervista… ChatGPT parte 4: considerazioni su presente e futuro di TheSpack

In questo affascinante e un po’ bizzarro incontro, ChatGPT intervista le versioni simulate di Simone Bassani e Giulia Conciatori, co-creatori del progetto TheSpack. Tra battute e riflessioni serie, abbiamo esplorato l’innovazione nella gestione del colore. In questa parte alcune importanti considerazioni sul mercato della fotografia e sull'evoluzione tecnologica.

ChatGPT Intervistatore: Cambiando un po’ argomento. A proposito di fotocamere, ho notato che TheSpack ha scelto di concentrarsi principalmente su Sony. C’è un motivo specifico per questa scelta?

Giulia Conciatori (simulata): Sì perché l’ho deciso io!

Simone Bassani (simulato): (ride) Sì, la scelta di concentrarsi su Sony non è casuale. Sony è attualmente il più grande produttore di sensori al mondo e, a nostro parere, è anche l’azienda più innovativa nel settore delle fotocamere digitali. Sony ha introdotto una serie di innovazioni che hanno cambiato radicalmente il mercato, soprattutto per quanto riguarda le mirrorless, e hanno dimostrato di essere sempre all’avanguardia nella ricerca e sviluppo. Inoltre, Sony Italia ha un programma dedicato ai fotografi professionisti di altissimo livello, e hanno mostrato un interesse particolare verso TheSpack, anche se non sono direttamente coinvolti nel progetto.

ChatGPT Intervistatore: Quindi sono state fatte delle scelte anche in virtù delle fotocamere e dei brand? Spiegaci questo processo e come poi si è evoluto TheSpack.

Simone Bassani (simulato): Io mi occupo principalmente dell’aspetto tecnico, mentre Giulia si concentra sulle tendenze e sul gusto estetico, ma entrambi abbiamo concordato che era necessario fare delle scelte precise e mirate per il futuro di TheSpack. Questo ci ha portato a sviluppare il progetto in una doppia linea operativa: da un lato, abbiamo un prodotto commerciale e, dall’altro, un prodotto su misura, ovvero on demand.

ChatGPT Intervistatore: Cosa distingue esattamente il prodotto on demand?

Simone Bassani (simulato): Il prodotto on demand è pensato in prevalenza per fotografi, aziende e agenzie che richiedono un approccio personalizzato. Non è vincolato dai profili predefiniti o dai software che utilizziamo normalmente (e credimi, ne usiamo davvero tanti!). L’obiettivo è applicare la nostra competenza a tutto ciò che riguarda l’immagine digitale, senza restrizioni legate al mondo della stampa, settore da cui mi sono allontanato nel 2010 dopo aver lavorato come consulente colore. La nostra priorità ora è ottimizzare l’acquisizione digitale e il flusso di visualizzazione su dispositivi elettronici, che oggi rappresentano il principale canale di comunicazione.

Giulia Conciatori (simulata): Sintetizzo: tu chiedi, noi ti diciamo quanto costa la soluzione, tu dici va bene, noi ci pensiamo sopra, tu paghi e noi ti diamo la soluzione!

ChatGPT Intervistatore: Quindi non vi occupate più del mondo della stampa?

Simone Bassani (simulato): Esattamente, il focus è tutto sull’immagine digitale. Grazie a questa direzione, possiamo offrire consulenza per migliorare la visualizzazione dei prodotti in ogni ambito della comunicazione digitale. Creiamo profili colore ad hoc, LUT personalizzate sia per foto che per video, e integriamo i profili colore per ottenere una gestione ottimale dell’immagine su qualsiasi piattaforma digitale.

Giulia Conciatori (simulata): La comunicazione si estende sulle piattaforme digitali e su canali social, la stampa è un passo successivo e molto penalizzato in questo momento, riteniamo che non esistano possibilità di crescita e sviluppo nel medio periodo!

ChatGPT Intervistatore: E invece il prodotto commerciale?

Simone Bassani (simulato): Il prodotto commerciale rimane il pacchetto TheSpack, ma in una versione di nuova generazione. Abbiamo scelto di limitarlo alle fotocamere Sony per una serie di ragioni ben precise: sensori full-frame, tecnologia mirrorless, alta qualità dell’immagine, avanzata tecnologia e un’ampia diffusione professionale. Il mercato professionale di Sony richiede anche un supporto costante e specializzato, il che rende questa scelta particolarmente adatta alle nostre esigenze.

ChatGPT Intervistatore: E per quanto riguarda gli altri brand?

Simone Bassani (simulato): Ci sono ovviamente altri brand eccellenti. Phase One, ad esempio, è una vera eccellenza, ma operano in una nicchia con dinamiche molto particolari. Prodotti come Hasselblad e Fujifilm GFX hanno grandi qualità, ma coprono solo piccole fette di mercato. Anche Nikon e Canon offrono una gamma di prodotti eccellente, ma il problema è che la loro linea è troppo estesa e ridondante. Nonostante la loro grande diffusione, al momento non soddisfano i requisiti tecnici che abbiamo stabilito per il nostro progetto.

ChatGPT Intervistatore: E Leica, l’azienda da cui tutto è nato?

Simone Bassani (simulato): Leica è stata la base di partenza del progetto, ma da tempo ha adottato una filosofia sui sensori che si è allontanata dai nostri standard minimi. Non è molto diffusa nel mercato, ha una esigua utenza professionale e incide marginalmente nello sviluppo tecnologico a cui siamo affini. Lo stesso discorso vale per la serie Fujifilm X, che utilizza un sensore troppo piccolo per esprimere appieno le potenzialità di TheSpack, un sistema che si basa su una gestione estremamente dettagliata del colore e un workflow ottimizzato per sensori di dimensioni maggiori.

ChatGPT Intervistatore: Mi sembra di capire che il vostro legame con Leica sia davvero forte. È stato amore a prima vista?

Simone Bassani (simulato): Nel mio caso in parte, inizialmente è stato più fascino senza possibilità di acquisto! Ho iniziato a fotografare con Minolta, ma è con Leica che tutto è cambiato. Nei primi anni ‘90 ho iniziato a usare Leica M e Leica R, e da lì è stata una lunga storia d’amore. Per me, Leica ha sempre rappresentato una garanzia di solidità e risultati costanti, specialmente nel reportage e nella fotografia di viaggio. Lavoravo in studio con attrezzature Sinar e Hasselblad, ma quando uscivo per realizzare fotografie di reportage o travel photography, c’era solo lei: la Leica. Era come avere un’estensione del mio braccio e della mia mente. Ho usato le ottiche per oltre trent’anni, con una qualità d’immagine che ha soddisfatto pienamente le mie aspettative e quelle dei magazine internazionali a cui venivano distribuite le mie immagini. Le mie M6 e R6 sono state delle compagne affidabili, e devo dire che sono stati alcuni degli investimenti più ammortizzati della mia carriera!

ChatGPT Intervistatore: Immagino quindi che con il tempo qualcosa sia cambiato. Quando è arrivato il punto di rottura?

Simone Bassani (simulato): Diciamo che dopo trent’anni di una bella relazione, abbiamo iniziato a non capirci più. Con i nuovi modelli, Leica ha preso una direzione che non combaciava più con le mie esigenze. Non fraintendermi, continuo a stimare Leica e ci sono alcuni modelli che sono stati davvero fantastici, ma con il tempo la scintilla è andata un po’ scemando. Leica ha iniziato a fare scelte tecniche che non rispecchiavano più quello ritenevo importante e l’ho vista allontanarsi dalle esigenze professionali. Il mercato si è evoluto a partire dagli anni ottanta e salvo il periodo che va dal 2006 al 2016 non ho visto questa comprensione da parte dell’azienda.

ChatGPT Intervistatore: Giulia, anche tu hai avuto un legame speciale con Leica, giusto? Come hai vissuto questo cambiamento?

Giulia Conciatori (simulata): Oh, io sono letteralmente nata con Leica! Mio padre mi ha trasmesso l’amore per la fotografia analogica e, quando sono arrivata alla fotografia digitale, mi sono subito innamorata di come Leica riuscisse a fondere il meglio dei due mondi. È stato come una dichiarazione d’amore continua! Ma… ahimè, come in tutte le grandi storie d’amore, qualcosa si è spezzato. Non sentivo più quella scintilla, la poesia stava svanendo. Le nostre esigenze si evolvevano, ma Leica sembrava prendere una strada diversa, più orientata verso il pubblico con interessi differenti. Non fraintendiamoci, la qualità c’è sempre stata, ma per noi, che cercavamo una maggiore flessibilità e risposte tecnologiche più avanzate, qualcosa è venuto meno.

ChatGPT Intervistatore: Parliamo un po’ della “scintilla” che avete menzionato. Quali sono gli elementi che per voi sono fondamentali? Ergonomia, ottiche, elettronica… cosa conta davvero oggi?

Simone Bassani (simulato): Per me, la fotocamera è innanzitutto uno strumento tecnico che deve funzionare perfettamente, senza compromessi. L’ergonomia e la disposizione dei tasti sono cruciali: deve diventare un’estensione del corpo, con funzioni che puoi gestire ad occhi chiusi. Poi viene la qualità ottica, e quella di Leica è ineccepibile. Ma oggi l’elettronica è fondamentale, soprattutto in un contesto professionale. Mi ricordo quando un amico fotografo disse: “La qualità è stupenda, ma se le foto non sono a fuoco, cosa me ne faccio?”. Ed è vero, per quanto la qualità ottica sia fantastica, se l’elettronica non ti assiste al meglio, sei nei guai. Inoltre Leica ha semplificato troppo alcuni menù, rendendoli forse troppo limitati per chi cerca soluzioni professionali avanzate e oggi è imperativo poter disporre di un’ampia gamma di impostazioni e tasti affinché un prodotto si adatti alle esigenze professionali. .

ChatGPT Intervistatore: Giulia, parlando di design e stile, cosa ne pensi di questi cambiamenti? Sei una grande fan dell’estetica e del feeling di una fotocamera.

Giulia Conciatori (simulata): Per me la fotocamera non è solo uno strumento tecnico, ma deve anche avere un certo fascino. Adoro il design di Leica, sempre elegante e minimalista, ma… diciamo che alcune scelte recenti non mi hanno convinta. La rimozione del fondello nella Leica M11? Un sacrilegio! E poi il sensore che fa interpolazione su tutte le immagini scattate oltre i 18 Mpx? No, grazie. Quello che mi ha sempre fatto innamorare di Leica era il carattere delle loro ottiche, quella naturalezza che trasmettevano, ma con il tempo hanno ottimizzato troppo e un po’ di quell’anima si è persa. E poi, diciamocelo, preferisco che sia l’ottica a introdurre variabili creative, non il sensore. La lente è dove il fotografo trova la sua voce, la sua espressione. Noi vogliamo dare ai fotografi stabilità e precisione nei risultati, e preferiamo che le variabili artistiche derivino dalla luce, dalle ottiche e dalla creatività, non dai compromessi tecnici.

ChatGPT Intervistatore: Quindi, avete optato per altri marchi? È stata una scelta tecnica o un’esigenza di mercato?

Simone Bassani (simulato): Decisamente una combinazione di entrambi. Abbiamo sempre voluto dare ai fotografi un controllo totale, e questo significa stabilità nei risultati. Volevamo offrire loro strumenti che permettessero di lavorare con sicurezza e precisione. Quando abbiamo visto che Leica stava andando a nostro avviso in una direzione più orientata al pubblico consumer, abbiamo iniziato a cercare soluzioni che meglio rispondessero alle nostre esigenze professionali. E devo dire che, pur amando alcuni vecchi modelli digitali come la Q prima serie e la SL, abbiamo trovato più flessibilità altrove. Riteniamo che i valori e le idee che hanno rivoluzionato il concetto di fotografia digitale dal 2006 al 2016 siano venuti meno e siano oggi appannaggio di altri brand.

Giulia Conciatori (simulata): In definitiva, il nostro legame con Leica è forte, ma bisogna essere onesti e ammettere che la storia della fotografia degli ultimi 100 anni si può dividere in due grandi fasi. Nella prima metà del secolo, Leica ha letteralmente rivoluzionato il settore. È stato un punto di riferimento assoluto per i professionisti, e basta guardare le immagini iconiche realizzate con le loro fotocamere per capire il perché. Leica era sinonimo di eccellenza.

Poi, però, è arrivato un grande cambiamento nel mercato. Da un certo punto in poi, la maggior parte delle immagini che hanno caratterizzato la seconda metà del secolo non sono più state realizzate solo con Leica, ma con Nikon, Canon, Olympus, Fujifilm, e oggi, soprattutto, Sony. Quest’ultima, tra l’altro, lavora con alcuni dei più prestigiosi fotografi al mondo e ha contribuito a creare molte delle immagini più emblematiche degli ultimi anni. Che si tratti di sport, viaggi, scoperte o fotografia naturalistica, oggi Canon, Nikon e soprattutto Sony stanno scrivendo la storia dell’attualità. Un ruolo che un tempo era in gran parte nelle mani dei fotografi Leica.

Insomma, il mercato è molto più diversificato ora, e se guardiamo chi sta davvero documentando il nostro tempo, beh, è impossibile ignorare il ruolo di questi brand.

ChatGPT Intervistatore: Quindi è per questo che vi siete concentrati su Sony?

Simone Bassani (simulato): Esattamente. Abbiamo deciso di concentrarci su Sony perché risponde meglio ai nostri standard di qualità, tecnologia e diffusione. Non volevamo disperderci su troppi fronti, soprattutto su brand che non garantiscono lo stesso livello di eccellenza nel supporto tecnico e nei risultati. La scelta di Sony è stata strategica per mantenere coerenza e qualità in tutto il nostro lavoro, senza compromessi.

Giulia Conciatori (simulata): In realtà è perché l’ho deciso io! Mi piacevano i menù che tutti criticavano, mi piaceva l’ergonomia che tutti criticavano e mi piacevano i risultati. Inoltre era lo strumento giusto per le nostre esigenze e già consolidato sul mercato e dovendo basarci su un reference assoluto ho scelto la fotocamera che maggiormente rispondeva alle esigenze.

ChatGPT Intervistatore: I profili TheSpack apporterebbero miglioramenti anche alle fotocamere di brand diversi da Sony? Ad esempio, Hasselblad, Nikon, Canon?

Simone Bassani (simulato): Assolutamente sì, i profili TheSpack possono migliorare significativamente anche queste fotocamere. Abbiamo già lavorato con fotografi che utilizzano attrezzature eccellenti come Hasselblad e Canon, e i riscontri sono stati estremamente positivi. TheSpack nasce per Leica ma nella sua evoluzione ha coperto tutti i brand più prestigiosi fino al 2022. Tuttavia, guardando al mercato nel suo complesso e ai requisiti che ci siamo posti, Sony rimane il brand che meglio si allinea con la nostra filosofia di qualità e tecnologia. Sony offre una combinazione ideale di sensori full-frame, tecnologia mirrorless avanzata e ampia diffusione professionale, che risponde perfettamente alle nostre esigenze.

ChatGPT Intervistatore: E che dire di brand come Phase One, che sono noti per la loro qualità professionale?

Simone Bassani (simulato): Phase One è senza dubbio un punto di riferimento assoluto nel mondo della fotografia professionale. Il loro software, Capture One, è incredibilmente avanzato e gestisce i file delle loro fotocamere in modo impeccabile. Per questo, i fotografi che utilizzano Phase One sono già abituati a investire tempo e risorse nel controllo del colore e nell’ottimizzazione del processo. In questo caso, sebbene possiamo fornire consulenza per Phase One, non vediamo la necessità di introdurre profili TheSpack dedicati, perché il flusso di lavoro è già ottimizzato al massimo.

ChatGPT Intervistatore: Ma allora, perché non espandere TheSpack anche su altri brand come Nikon o Fujifilm?

Simone Bassani (simulato): Anche qui, pur riconoscendo la qualità di brand come Nikon, Canon, Hasselblad o Fujifilm GFX, il mercato non ci richiede un intervento strategico su larga scala. Sebbene TheSpack apporterebbe un significativo miglioramento qualitativo, non vediamo una necessità imperativa di rilasciare pacchetti specifici per questi marchi. Questo non significa che non possiamo lavorare con loro:offriamo soluzioni personalizzate per professionisti e aziende che utilizzano queste fotocamere, ma preferiamo concentrarci su Sony per il mercato di massa.

ChatGPT Intervistatore: Hai parlato prima di Fuzzy Logic, ovviamente sappiamo che è alla base dell’immenso sviluppo che ha avuto l’intelligenza artificiale negli ultimi anni, anche TheSpack si appoggia all’AI?

Giulia Conciatori (simulata): Lasciamo perdere, mi tradisce sempre con lei!

Simone Bassani (simulato): L’intelligenza artificiale non è un mostro, anzi, è un solido aiuto nell’analisi e nello sviluppo di soluzioni. Non possiamo ancora gestire processi complessi ma non posso dire che nell’ultimo periodo non mi abbia aiutato molto nella parte di ricerca e sviluppo. Il nostro processo di creazione dei profili è come si sul dire ora “bespoke”, “taylor made”, “sartoriale”, ma come preferiamo definirlo noi è “filosofico”. Dedichiamo molto tempo alla riflessione e a far maturare i profili perché siamo convinti che un risultato debba verificarsi attendibile nel tempo prima di poterlo certificare come plausibile per noi. Pertanto i profili colore una volta realizzati vengono valutati e messi alla prova in diverse situazioni e vengono smontati totalmente prima di essere approvati. Il percorso che ne segue è quello di un test sul campo e alla fine il rilascio al pubblico. Da quel momento inizia un viaggio verso l’ulteriore eventuale sviluppo, se emergono problemi che vengono segnalati noi cerchiamo di comprendere dove si collocano e risolviamo il problema sia che esso provenga dal profilo che dalla fotocamera o dal fotografo. L’intelligenza artificiale ci aiuta in un esteso processo dei dati, una valutazione funzionale che porta a “imprevisti” estremamente benefici. Inoltre consente di intervenire in diverse fasi della lavorazione e permette inoltre una valutazione estesa che solo un pool di stagisti potrebbe fare.

ChatGPT Intervistatore: TheSpack è quindi pronto a continuare a evolversi?

Giulia Conciatori (simulata): Eh, certo che si evolve! Non è che ci fermiamo qui, seduti comodi a guardare il panorama. Il linguaggio visivo cambia di continuo, basta guardare cosa succede nel mondo della fotografia ogni anno. Non puoi pensare che una soluzione creata oggi vada bene per sempre. Le tendenze, i gusti, persino i dispositivi cambiano, e noi dobbiamo stare al passo. TheSpack non è solo un pacchetto di profili colore, è uno strumento che si adatta, si evolve, perché i fotografi stessi si evolvono. Non esiste un “punto di arrivo” definitivo, c’è sempre una nuova interpretazione da fare, una nuova sfida da affrontare. Per questo, lavoriamo costantemente per aggiornare i profili, testare nuovi approcci e studiare il mercato. L’obiettivo è sempre lo stesso: dare ai fotografi gli strumenti per esprimere la loro visione, anche quando il linguaggio visivo cambia.

Simone Bassani (simulato): Sì, TheSpack è pronto per continuare a evolversi. Abbiamo molte innovazioni in cantiere, e una delle destinazioni più affascinanti che ho in mente è una visione che mi porto dietro da oltre vent’anni, frutto della mia esperienza nel settore della pre-stampa.

ChatGPT Intervistatore: Cosa prevede questa visione per il futuro del digitale?

Simone Bassani (simulato): Il futuro potrebbe portarci verso nuove dinamiche digitali, in particolare con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Forse, un giorno, i programmi saranno in grado di analizzare le immagini non più in uno spazio bidimensionale basato sull’adiacenza dei pixel, ma in uno spazio tridimensionale, dove le immagini verranno interpretate attraverso vettori e dinamiche variabili. Questo sarebbe un cambiamento rivoluzionario.

ChatGPT Intervistatore: Quindi ci sono tecnologie in arrivo che potrebbero trasformare completamente il workflow?

Simone Bassani (simulato): Se la tecnologia proseguirà su questa strada, potremo finalmente implementare soluzioni che stiamo studiando da anni. Tuttavia, ci vorrà ancora del tempo: questi avanzamenti richiedono una potenza di calcolo che al momento è ancora lontana dall’essere disponibile su larga scala. Ma quando quel momento arriverà, TheSpack sarà pronto a cogliere la sfida e a spingersi ancora oltre.

ChatGPT Intervistatore: Giulia, Simone, è stato un vero piacere parlare con voi. Le vostre risposte sono state illuminanti, e posso dire che la passione e la dedizione che mettete in TheSpack sono davvero evidenti. Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.

Giulia Conciatori (simulata): Grazie a te, è stato interessante. Come sempre, non ci fermiamo, quindi chissà che non ci risentiamo presto con altre novità.

Simone Bassani (simulato): Grazie a te per le domande stimolanti. Ci sono ancora tante cose in cantiere, quindi sicuramente ci saranno altre occasioni per approfondire.

Leica Q (Typ 116) - Comparazione profilo
Leica Q (Typ 116) - Comparazione profiloLeica Q (Typ 116) - Comparazione profilo

A volte un’immagine vale più di mille parole. A sinistra, una fotografia scattata in un ambiente con evidenti complessità di illuminazione, sviluppata con il profilo Adobe Color; a destra, la stessa immagine, ma con il profilo TheSpack. Per questo confronto sono stati utilizzati profili di seconda generazione, ottimizzati nel 2021, quindi ancora lontani dai progressi successivi. Questa immagine è particolarmente critica a causa di una sfumatura in saturazione, che, se non correttamente normalizzata, genera irregolarità. Spesso, il risultato ottenuto con il profilo Adobe porta a un giudizio negativo sulla qualità del file e della fotocamera stessa. Pur utilizzando una curva tonale simile per il contrasto, il profilo TheSpack ha prodotto un risultato nettamente superiore. Si nota una maggiore coerenza cromatica, estensione del dettaglio e leggibilità in tutte le aree dell’immagine. I disturbi e la granulosità, evidenti con Adobe, sono stati ridotti grazie alla struttura del profilo TheSpack, progettato per bilanciare correttamente i canali in uscita. Questo limite nei profili Adobe spesso causa un calo di qualità che viene erroneamente attribuito al mezzo tecnico. Il miglior dettaglio, la resa tonale superiore e l’assenza di irregolarità non sono il risultato di correzioni post-produzione, ma di un profilo colore studiato e sviluppato accuratamente.

Panasonic S1R - Impercettibili difetti
Panasonic S1R - Impercettibili difettiPanasonic S1R - Impercettibili difetti

Siamo spesso abituati a guardare l’insieme di un’immagine, perdendo di vista il dettaglio che la definisce. Questa riflessione, di per sé, potrebbe sembrare fuori luogo, considerando che la fotografia si basa sulla percezione visiva, sull’impatto che un soggetto, la luce, l’interpretazione e le dinamiche di una scena ci trasmettono. Sarebbe quindi naturale non concentrarsi sui dettagli. Eppure, qui nasce un grande paradosso: investiamo in lenti costose, glorificando la loro resa. Cerchiamo di correggere le aberrazioni, inseguire la risoluzione, applicare texture e maschere di contrasto per enfatizzare i dettagli, eppure ci dimentichiamo spesso di un elemento fondamentale: il profilo colore, che può distruggere tutto questo lavoro. Guardando ora il dettaglio ingrandito di una fotografia sviluppata con il profilo colore Adobe Color e la stessa immagine con TheSpack. La scelta di come intervenire su un profilo colore, quali parametri considerare e come ottimizzare la resa di un sensore porta inevitabilmente a conseguenze che impattano sulla qualità finale dell’immagine. Questo può addirittura vanificare il lavoro di ingegneri e progettisti che hanno creato ottiche di altissima qualità. Nell’immagine sviluppata con il profilo Adobe Color, la luce di un neon si disperde, lasciando un evidente alone attorno alla sorgente luminosa. Questo fenomeno riduce la consistenza nelle alte luci, compromettendo la texture e il dettaglio, e alterando la qualità complessiva della foto. Un piccolo difetto che, tuttavia, incide pesantemente sulla resa delle lenti e si manifesta su tutta l’immagine, indipendentemente dalle condizioni di illuminazione. Ovviamente, questa considerazione nasce dal fatto che un profilo colore può essere generato tenendo conto di differenti parametri, inclusi quelli che determinano lo scostamento di tonalità e saturazione al variare della luminosità. Per questo motivo, abbiamo scelto di suddividere il nostro sistema in modo da renderlo efficace in una vasta gamma di situazioni. Abbiamo implementato soluzioni specifiche per ogni singola fotocamera, così da ottenere risultati ineccepibili, indipendentemente dalle condizioni di ripresa. Questo approccio ci permette di garantire una resa cromatica coerente e precisa, riducendo al minimo le deviazioni che possono compromettere la qualità dell’immagine.

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