ChatGPT Intervistatore: Ciao Simone, grazie per essere qui oggi. Partiamo dall’inizio: come è nata l’idea di TheSpack? C’è stato un momento specifico che ti ha spinto a sviluppare questa soluzione?
Simone Bassani (simulato): Ciao e grazie a te! In realtà, l’idea è nata da un’esigenza personale. Lavorando per anni come fotografo professionista e consulente, mi sono spesso scontrato con i limiti delle soluzioni di gestione del colore disponibili. I flussi di lavoro esistenti funzionavano, ma non riuscivano a catturare le sfumature cromatiche che volevo, specialmente in situazioni di scatto più complesse. Mi ritrovavo a dover intervenire pesantemente in post-produzione, il che allungava i tempi e spesso non dava nemmeno i risultati sperati.
ChatGPT Intervistatore: Hai menzionato la fotografia digitale. Come ha influenzato il settore e come ha contribuito alla nascita di TheSpack?
Simone Bassani (simulato): La fotografia digitale ha rivoluzionato tutto, ma ha anche creato problemi. Ha abbattuto molte barriere, permettendo a un numero sempre maggiore di persone di entrare nel settore, anche a chi aveva una preparazione tecnica limitata. Questo ha avuto un impatto lesivo per figure professionali esperte come i cromisti, e i budget si sono ridotti drasticamente. Tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, con l’arrivo dei dorsi digitali e delle prime fotocamere professionali, ci sono stati enormi cambiamenti, ma molti nel settore non erano pronti ad affrontarli. Da lì, ho capito che c’era una mancanza di soluzioni accessibili e di alta qualità per gestire il colore.
ChatGPT Intervistatore: A proposito di esperienze dirette, c’è stato un episodio specifico che ha davvero dato il via allo sviluppo di TheSpack?
Simone Bassani (simulato): Sì, assolutamente. Nel 2007 stavo lavorando con alcuni file RAW di un cliente scattate con Leica M8, e c’era un evidente problema di dominanza cromatica nelle ombre. Era una situazione frustrante perché sapevo che la fotocamera poteva fare di più, ma i software disponibili all’epoca non permettevano di risolvere completamente il problema. Ho lavorato a una calibrazione del colore personalizzata, riuscendo a ottenere il risultato desiderato. Ho anche segnalato a Leica quanto fosse importante che le aziende fotografiche si attivassero per la gestione del colore dei file digitali, ma purtroppo non ebbe seguito. Questo episodio mi fece capire che i produttori di fotocamere dovevano assumersi più responsabilità nella gestione del colore ma non ne avevano intenzione, ed è lì che ho iniziato a pensare seriamente a TheSpack.
ChatGPT Intervistatore: Dopo questo episodio, come è evoluta l’idea di TheSpack? Cosa ti ha permesso di portarla finalmente sul mercato?
Simone Bassani (simulato): Dopo quell’esperienza, TheSpack rimase un progetto latente per molti anni ma comunque parte del mio lavoro di consulenza. Solo intorno al 2018, grazie all’evoluzione dei software di sviluppo, ho visto la possibilità di creare una soluzione completa. Da quel momento, ho lavorato alla definizione del progetto e nel 2019 l’ho finalmente presentato durante il Leica Gran Tour a Milano. Quello è stato il momento in cui ho capito che TheSpack aveva trovato il suo spazio e il suo pubblico.
ChatGPT Intervistatore: Capisco. Quindi il punto di partenza per TheSpack è stata una sorta di insoddisfazione per le soluzioni esistenti. Quanto è stata importante la tua esperienza personale nel campo della fotografia e della pre stampa nello sviluppo di questa soluzione?
Simone Bassani (simulato): Assolutamente centrale. L’esperienza che ho maturato come fotografo professionista e graphic designer mi ha permesso di sviluppare una sensibilità particolare per il colore e la resa cromatica, qualcosa che non puoi imparare solo dai libri, ma che nasce dalla pratica costante sul campo. Il mio percorso inizia con la fotografia analogica, la riproduzione fotografica e la stampa tradizionale, ambiti dove il controllo del colore è cruciale. Durante gli anni ’90, lavorando nel settore della fotografia, ho capito quanto fosse importante la gestione del colore per mantenere la coerenza tra ciò che vedi sul set e quello che ottieni su carta. Questo passaggio critico tra il mondo reale e quello patinato mi ha fatto rendere conto che il color management è una parte fondamentale del processo creativo.
ChatGPT Intervistatore: Immagino che la transizione dalla fotografia analogica al digitale sia stata una sfida interessante. Come hai gestito il cambiamento, soprattutto in termini di resa cromatica e gestione del colore?
Simone Bassani (simulato): È stato un periodo affascinante ma complesso. La fotografia digitale ha aperto possibilità incredibili, ma allo stesso tempo ha portato con sé una serie di nuove sfide, soprattutto in termini di gestione del colore. Venendo dal mondo analogico, ero abituato a gestire tutto con precisione maniacale, ma i software di sviluppo delle immagini digitali, specie agli inizi, non avevano lo stesso livello di controllo che ero abituato ad avere. In molti casi, il colore veniva alterato durante il processo di conversione e sviluppo del file, e questo significava dover passare ore in post-produzione per correggere problemi che non avrei dovuto avere in primo luogo. C’è però da aggiungere che non ero solo un fotografo ma mi occupavo direttamente di consulenza nell’embrionale settore della fotografia digitale essendo largamente formato sui più importanti sistemi di post produzione e controllo della cromia. È in quel momento che ho realizzato quanto fosse importante trovare una soluzione che permettesse ai fotografi di mantenere la fedeltà cromatica e di risparmiare tempo prezioso in post-produzione.
ChatGPT Intervistatore: E quindi TheSpack è nato anche come risposta a questa necessità di semplificare e migliorare la gestione del colore nel mondo digitale. Che cosa rende TheSpack diverso dalle altre soluzioni di color management sul mercato?
Simone Bassani (simulato): Sì, TheSpack è la sintesi di anni di frustrazioni e soluzioni trovate sul campo. La differenza principale sta nel fatto che non si tratta solo di un pacchetto di profili colore, ma di uno strumento pensato da un fotografo per i fotografi. Con TheSpack non vogliamo solo offrire una soluzione tecnica, ma anche creativa. Ogni fotografo ha una visione specifica di come dovrebbe essere il risultato finale di una foto, e TheSpack offre gli strumenti per ottenere quel risultato in modo preciso, coerente e riproducibile. Utilizziamo un approccio differente dai canoni binari per gestire l’inevitabile margine di errore che esiste in qualsiasi sistema di gestione del colore, e creiamo più profili colore per adattarsi alle varie esigenze fotografiche. Il nostro obiettivo non è eliminare l’errore, perché sappiamo che è impossibile, ma piuttosto gestirlo in modo che diventi una risorsa creativa.
ChatGPT Intervistatore: A questo proposito, ci hai parlato di come la tua esperienza ti abbia guidato nella creazione di TheSpack. Ma qual è stato il ruolo di Giulia Conciatori nello sviluppo del progetto? So che la vostra collaborazione è un aspetto fondamentale del successo di TheSpack.
Simone Bassani (simulato): Giulia è stata ed è un elemento fondamentale per lo sviluppo di TheSpack. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, il progetto era principalmente concentrato sugli aspetti tecnici. Avevo già sviluppato un sistema robusto di gestione del colore, ma mancava un’integrazione che rispondesse pienamente alle esigenze stilistiche dei fotografi. Giulia ha portato una nuova prospettiva e una sensibilità unica verso le tendenze fotografiche del momento. Lei non è solo un’esperta fotografa ma ha anche competenze di analisi e sviluppo prodotto, e soprattutto ha un occhio attento a ciò che i fotografi cercano sia a livello tecnico che estetico, ed è proprio questo che ha permesso a TheSpack di evolversi.
ChatGPT Intervistatore: Potresti approfondire meglio questa prospettiva? In che modo Giulia ha contribuito a far evolvere TheSpack, oltre agli aspetti tecnici?
Simone Bassani (simulato): Certamente. Giulia ha una capacità innata di interpretare le tendenze fotografiche e, soprattutto, di prevedere quelle future. Quando abbiamo iniziato a collaborare, lei ha portato una consapevolezza stilistica che mancava. Io ero focalizzato sull’accuratezza tecnica della gestione del colore, ma Giulia mi ha ricordato che i fotografi non cercano solo precisione, vogliono anche espressività. Ha definito quali fossero le esigenze estetiche che TheSpack doveva soddisfare. Grazie a lei, siamo riusciti a integrare la parte tecnica con una visione estetica in linea con le tendenze e le aspettative del mercato.
ChatGPT Intervistatore: Sembra che il suo contributo sia stato essenziale non solo dal punto di vista tecnico, ma anche creativo. Puoi fare un esempio concreto di come Giulia abbia influenzato lo sviluppo di un aspetto specifico di TheSpack?
Simone Bassani (simulato): Un esempio chiaro è il modo in cui selezioniamo e testiamo i reference fotografici. Giulia è responsabile della scelta di queste immagini, che sono fondamentali per lo sviluppo dei nostri profili colore. Lei analizza le tendenze, studia quali sono gli stili fotografici più in voga e seleziona le immagini che rappresentano al meglio le esigenze dei fotografi in quel momento. Questo ci permette di testare i profili colore in situazioni reali e di garantire che siano non solo tecnicamente accurati, ma anche esteticamente coerenti con le aspettative del mercato. In questo modo, TheSpack non è solo un prodotto tecnicamente avanzato, ma anche uno strumento che permette ai fotografi di esprimere al meglio la loro visione artistica. Ma il compito più importante è che lei stabilisce quali fotografi possono o non possono collaborare con TheSpack in virtù dell’apporto che possono dare e dell’apporto che il nostro progetto può dare a loro. E soprattutto decide se fare uno sconto o maggiorare un prezzo.
ChatGPT Intervistatore: Mi sembra una collaborazione molto equilibrata tra l’aspetto tecnico e quello creativo. In che modo Giulia ha contribuito a definire lo sviluppo futuro di TheSpack? C’è una visione comune sul futuro del progetto?
Simone Bassani (simulato): Sì, assolutamente. Giulia ha un ruolo chiave nella pianificazione dello sviluppo futuro di TheSpack. Mentre io mi occupo maggiormente degli aspetti tecnici, lei tiene d’occhio le nuove tendenze fotografiche e estetiche. La nostra visione comune è quella di continuare a migliorare il prodotto, non solo dal punto di vista delle funzionalità, ma anche dal lato estetico e stilistico. Grazie alla sua sensibilità per le tendenze, riusciamo a prevedere come si evolverà il mercato e a sviluppare TheSpack in modo che rimanga sempre rilevante e all’avanguardia. Non è solo un aggiornamento tecnologico, ma un continuo affinamento per soddisfare le esigenze sia tecniche che creative dei fotografi.
ChatGPT Intervistatore: Ciao Giulia, grazie per essere qui. Simone ci ha parlato molto della parte tecnica di TheSpack. Da parte tua, come sei entrata nel progetto?
Giulia Conciatori (simulata): Ciao, piacere mio. Diciamo che quando ho visto Simone immerso nei suoi numeri e profili colore, ho capito che mancava qualcosa. La parte tecnica era a posto, ma serviva un tocco più… umano, più vivo. Conosciamo bene il colore, ma senza una direzione stilistica, resta solo un esercizio di precisione. Così, dal 2018, mi sono unita a lui e ho iniziato a portare un po’ di anima nel progetto. Alla fine, la fotografia non è solo matematica, no?
ChatGPT Intervistatore: E come hai contribuito concretamente allo sviluppo di TheSpack?
Giulia Conciatori (simulata): In pratica? Mi sono occupata di selezionare i fotografi con cui collaboriamo e di scegliere le immagini di riferimento. Mi piace dire che porto “l’occhio critico”. Faccio in modo che i profili colore non siano solo perfetti tecnicamente, ma abbiano quel qualcosa in più, che parlino al fotografo. Il mercato cambia in continuazione, e io tengo d’occhio le tendenze, le novità. Diciamo che Simone sistema la macchina, io decido dove la guidiamo.
ChatGPT Intervistatore: Come scegli i fotografi con cui collaborare? Mi sembra che tu abbia delle aspettative molto precise.
Giulia Conciatori (simulata): Assolutamente sì, e la prima regola è semplice: devono saper fotografare davvero. Sembra ovvio, ma non lo è. Oggi tanti si improvvisano fotografi perché magari hanno un buon seguito online, ma questo non significa che abbiano una reale padronanza del mestiere. Per me, conta che abbiano una tecnica solida e una visione personale, qualcosa che li faccia distinguere. Non basta fare click e sperare che la magia accada.
ChatGPT Intervistatore: Quindi la tecnica è fondamentale. Cos’altro cerchi in loro?
Giulia Conciatori (simulata): La tecnica è la base, ma ci deve essere molto di più. Un fotografo che collabora con noi deve avere un valore stilistico forte, qualcosa che lo distingua. Non mi interessa chi segue le mode passeggere o le tendenze radical chic che stanno un po’ inquinando il panorama fotografico ultimamente. Voglio qualcuno che abbia una visione, un respiro internazionale. Devono essere in grado di creare immagini che parlano a tutti, non solo a una nicchia che va di moda oggi e sparisce domani.
ChatGPT Intervistatore: Quindi cerchi un tipo di fotografo che abbia una visione ampia, non legata alle mode del momento. Quanto è importante che abbiano uno stile riconoscibile?
Giulia Conciatori (simulata): È fondamentale. I fotografi con cui collaboriamo sono tutti eccellenze nei rispettivi settori. Non collaboriamo con gente che si limita a scattare per riempire la galleria di un social. Voglio chi ha una voce unica, chi è in grado di raccontare storie attraverso le proprie immagini, e soprattutto chi sa farlo con una qualità estetica e tecnica fuori dal comune. Non mi accontento del “buono”, cerco l’eccezionale.
ChatGPT Intervistatore: Parli di eccellenze. È quindi una selezione molto rigida quella che fai?
Giulia Conciatori (simulata): Sì, è una selezione rigorosa. Se non vedo in loro la capacità di portare qualcosa di nuovo e significativo nel progetto, non ha senso collaborare. Inoltre, deve esserci un vero bisogno reciproco. Non si tratta solo di far provare TheSpack a chiunque. I fotografi devono sentire che TheSpack è uno strumento che può realmente migliorare il loro lavoro, e allo stesso tempo noi dobbiamo sentire che possiamo crescere grazie a loro. Se non c’è questo interesse comune, non c’è collaborazione che tenga. Deve essere una sinergia, altrimenti non si va avanti.
ChatGPT Intervistatore: Una domanda per entrambi: dicono che sia possibile fare i profili colore con una chart e un semplice software, cosa cambia rispetto a TheSpack?
Giulia Conciatori (simulata): Beh, certo, perché basta una chart e un software e siamo tutti grandi maestri del colore, no? (ride con sarcasmo). Guarda, se vuoi un profilo colore standard, vai pure. Scarica il software, fotografa la chart in bella vista e clicca un paio di bottoni. Ma se pensi che quello ti possa dare la stessa precisione e flessibilità di profilo professionale o di un profilo TheSpack, be’, stai un po’ sognando. La differenza? È come dire che chiunque può cucinare con una ricetta, ma non tutti possono creare un piatto stellato. A un certo punto, la tecnica non basta più, ci vuole una sensibilità che non si impara con un software.
Simone Bassani (simulato): Esatto. Giulia ha centrato il punto. Il processo per creare un profilo colore con TheSpack va ben oltre lo scattare una chart e lasciar fare al software. Se ci si limita all’idea di realizzare un comune profilo colore DCP o ICC, la risposta è piuttosto semplice: chiunque può farlo! Basta avere una chart, cioè una tabella con delle patch di colore, fotografarla in una determinata situazione e usare un software specifico per analizzarla. Ma qui inizia a emergere una complessità che va ben oltre il concetto di “chiunque può farlo”.
ChatGPT Intervistatore: Cosa intendi per “complessità che va oltre”? Non basta una buona chart e un software ben scelto?
Simone Bassani (simulato): Esattamente, ed è qui che le cose si complicano. Bisogna partire dalla scelta della chart e del software giusto, ma spesso questo passaggio viene dato per scontato. Esistono standard di mercato ampiamente utilizzati, soprattutto dai fotografi amatoriali o dai consulenti di medio livello. Questi strumenti vengono proposti come “riferimenti” affidabili, ma in realtà presentano molti limiti. Possono produrre un profilo colore discreto per un uso comune, ma non garantiscono la precisione necessaria per un lavoro di alto livello.
ChatGPT Intervistatore: Quindi i profili realizzati con questi strumenti non sono adatti al lavoro professionale?
Giulia Conciatori (simulata): Se lallero!
Simone Bassani (simulato): (ride!) Non è che non siano adatti, ma mancano di quella precisione estrema che è richiesta in contesti professionali. Se entriamo nel mondo della fotografia professionale, esistono tabelle e software molto più avanzati, che richiedono competenze specifiche e hanno un costo considerevolmente più elevato. Stiamo parlando di strumenti il cui prezzo può superare quello di una fotocamera professionale. Questi offrono risultati di base già di alta qualità, ma il loro utilizzo richiede una conoscenza approfondita del processo di sviluppo dei profili.
ChatGPT Intervistatore: Eppure, anche con strumenti avanzati, non si arriva alla logica di TheSpack?
Simone Bassani (simulato): Esatto. Anche con strumenti avanzati, non si arriva a ciò che fa la differenza in un profilo TheSpack. Nei processi standard di creazione di profili colore, ci sono molte variabili che possono influenzare il risultato finale. Puoi ottenere un profilo che funziona bene in alcune condizioni specifiche, ma l’eccellenza richiede molto più che una buona chart e un software evoluto. Richiede anni di ricerca, studio e perfezionamento, e un investimento significativo che raramente viene ripagato attraverso la produzione personale.
ChatGPT Intervistatore: Quindi, in cosa consiste realmente la differenza?
Simone Bassani (simulato): La differenza sta nella logica innovativa che guida la creazione dei profili TheSpack. È un approccio completamente diverso da quello tradizionale. Non si tratta solo di utilizzare strumenti sofisticati, ma di avere una conoscenza approfondita del flusso di lavoro, delle variabili in gioco e di come queste interagiscono. In breve, creare un profilo TheSpack significa superare i metodi convenzionali per offrire una soluzione che garantisca coerenza cromatica, fedeltà e un livello di qualità che è molto difficile ottenere con strumenti standard. Per sintetizzare, chiunque può realizzare un profilo colore, ma per ottenere un profilo di eccellenza come TheSpack serve una combinazione di esperienza, studio e una logica che va oltre le semplici chart e software.
Giulia Conciatori (simulata): Aspetta, non è che vogliamo fare i Marchesi Onofrio del Grillo con un bel “mi dispiace, ma io sò io e voi non siete un cazzo!”. Non è questo il punto. La questione è che esistono diversi percorsi per creare i profili colore. Certo, ci sono i prodotti semi-professionali, come quelli che citavamo prima, che molti professionisti usano tranquillamente. Funzionano, fanno il loro lavoro e, per certi contesti, vanno anche bene. Poi ci sono i prodotti professionali, che aziende, studi e istituti usano perché hanno bisogno di un livello superiore di precisione, affidabilità o certifica. Ma noi abbiamo scelto un percorso diverso, che non si pone tanto il problema degli strumenti, ma delle soluzioni. TheSpack non è solo un altro software o un’altra chart. È un sistema creato per affrontare il colore in un modo che va oltre la tecnica standard, cercando di risolvere problemi che gli strumenti classici neanche considerano. Non ti chiediamo di scegliere tra uno strumento e un altro, ti proponiamo una soluzione a problemi che magari non avevi nemmeno realizzato di avere, finché non ti trovi a guardare il risultato finale.
ChatGPT Intervistatore: Volendo approfondire il tuo discorso, mi sembra di capire che la logica alla base dello sviluppo dei profili e dei pacchetti TheSpack sia molto complessa. Come si è arrivati a questo sistema?
Simone Bassani (simulato): Esatto, il processo che ha portato alla creazione di TheSpack è stato lungo e articolato, frutto di numerosi tentativi, test e correzioni. All’inizio, il nostro approccio era estremamente manuale: lavoravamo direttamente su tabelle e matrici, cercando di ottimizzare i risultati attraverso test tecnici continui e confronti mirati. La creazione del primo set di profili è avvenuta nel 2018, con la fotocamera Leica SL (Typ 601) dopo oltre dieci anni di consulenza e alcune centinaia di migliaia di file sviluppati da diverse fotocamere e dorsi digitali. Quello è stato un passo importante, ma rappresentava solo una versione iniziale e limitata rispetto all’obiettivo finale che ci eravamo posti.
A volte un’immagine vale più di mille parole. A sinistra, una fotografia scattata in un ambiente con evidenti complessità di illuminazione, sviluppata con il profilo Adobe Color; a destra, la stessa immagine, ma con il profilo TheSpack. Per questo confronto sono stati utilizzati profili di seconda generazione, ottimizzati nel 2021, quindi ancora lontani dai progressi successivi. Questa immagine è particolarmente critica a causa di una sfumatura in saturazione, che, se non correttamente normalizzata, genera irregolarità. Spesso, il risultato ottenuto con il profilo Adobe porta a un giudizio negativo sulla qualità del file e della fotocamera stessa. Pur utilizzando una curva tonale simile per il contrasto, il profilo TheSpack ha prodotto un risultato nettamente superiore. Si nota una maggiore coerenza cromatica, estensione del dettaglio e leggibilità in tutte le aree dell’immagine. I disturbi e la granulosità, evidenti con Adobe, sono stati ridotti grazie alla struttura del profilo TheSpack, progettato per bilanciare correttamente i canali in uscita. Questo limite nei profili Adobe spesso causa un calo di qualità che viene erroneamente attribuito al mezzo tecnico. Il miglior dettaglio, la resa tonale superiore e l’assenza di irregolarità non sono il risultato di correzioni post-produzione, ma di un profilo colore studiato e sviluppato accuratamente.
Siamo spesso abituati a guardare l’insieme di un’immagine, perdendo di vista il dettaglio che la definisce. Questa riflessione, di per sé, potrebbe sembrare fuori luogo, considerando che la fotografia si basa sulla percezione visiva, sull’impatto che un soggetto, la luce, l’interpretazione e le dinamiche di una scena ci trasmettono. Sarebbe quindi naturale non concentrarsi sui dettagli. Eppure, qui nasce un grande paradosso: investiamo in lenti costose, glorificando la loro resa. Cerchiamo di correggere le aberrazioni, inseguire la risoluzione, applicare texture e maschere di contrasto per enfatizzare i dettagli, eppure ci dimentichiamo spesso di un elemento fondamentale: il profilo colore, che può distruggere tutto questo lavoro. Guardando ora il dettaglio ingrandito di una fotografia sviluppata con il profilo colore Adobe Color e la stessa immagine con TheSpack. La scelta di come intervenire su un profilo colore, quali parametri considerare e come ottimizzare la resa di un sensore porta inevitabilmente a conseguenze che impattano sulla qualità finale dell’immagine. Questo può addirittura vanificare il lavoro di ingegneri e progettisti che hanno creato ottiche di altissima qualità. Nell’immagine sviluppata con il profilo Adobe Color, la luce di un neon si disperde, lasciando un evidente alone attorno alla sorgente luminosa. Questo fenomeno riduce la consistenza nelle alte luci, compromettendo la texture e il dettaglio, e alterando la qualità complessiva della foto. Un piccolo difetto che, tuttavia, incide pesantemente sulla resa delle lenti e si manifesta su tutta l’immagine, indipendentemente dalle condizioni di illuminazione. Ovviamente, questa considerazione nasce dal fatto che un profilo colore può essere generato tenendo conto di differenti parametri, inclusi quelli che determinano lo scostamento di tonalità e saturazione al variare della luminosità. Per questo motivo, abbiamo scelto di suddividere il nostro sistema in modo da renderlo efficace in una vasta gamma di situazioni. Abbiamo implementato soluzioni specifiche per ogni singola fotocamera, così da ottenere risultati ineccepibili, indipendentemente dalle condizioni di ripresa. Questo approccio ci permette di garantire una resa cromatica coerente e precisa, riducendo al minimo le deviazioni che possono compromettere la qualità dell’immagine.