Il Colore: Oltre le Definizioni Semplificate
Quando parliamo di “rosso”, la nostra mente si dirige immediatamente verso tonalità specifiche, come il vivace colore di una Ferrari o la fiamma ardente di un fuoco. Tuttavia, dietro questa semplice etichetta si nasconde un universo di sfumature, variazioni tecniche e significati culturali che spesso trascuriamo. La nostra inclinazione a semplificare il linguaggio ci porta a ridurre l’intera complessità del colore a una definizione generica. In realtà, ogni colore, incluso il rosso, abbraccia un ampio spettro di significati, sia tecnici che culturali.
Il colore non è una proprietà intrinseca degli oggetti, ma il risultato di un’interazione tra luce, superficie e percezione umana. Come sottolinea Josef Albers in Interaction of Color (1963), il colore dipende non solo dalle caratteristiche fisiche di un oggetto, ma anche dalle condizioni ambientali e dalla nostra interpretazione visiva.
Le condizioni di illuminazione hanno un impatto significativo sulla nostra percezione dei colori. La temperatura della luce, che varia da calda a fredda, influisce sull’apparenza del rosso. Ad esempio, il Rosso Traffico può sembrare particolarmente vibrante alla luce naturale, mentre potrebbe apparire più cupo e meno intenso sotto un’illuminazione artificiale fredda. Questo fenomeno, noto come adattamento cromatico, riflette la capacità del nostro cervello di regolare la percezione del colore in base alla fonte luminosa (Schanda, 2007).
Anche la tecnologia di visualizzazione gioca un ruolo cruciale. Mentre i monitor digitali utilizzano il sistema RGB (Red, Green, Blue), che si basa sull’emissione di luce per creare i colori, la stampa utilizza il sistema CMYK (Cyan, Magenta, Yellow, Black), basato sulla riflessione della luce. Queste differenze tecniche fanno sì che un colore come il Rosso Pomodoro possa apparire meno vivido sulla carta rispetto a quanto appaia su un monitor (Hunt, 2004; Fairchild, 2013).
Percezione Soggettiva del Colore
La percezione del colore è un’esperienza profondamente soggettiva. Come spiega Margaret Livingstone nel suo libro Vision and Art: The Biology of Seeing (2008), la fisiologia dell’occhio umano gioca un ruolo cruciale nella capacità di distinguere le diverse tonalità. Le variazioni nei fotorecettori oculari possono consentire ad alcune persone di percepire sfumature sottili tra tonalità simili, come il Rosso Sangue e il Rosso Granata, mentre altre potrebbero non notare affatto le differenze.
Strumenti come il Farnsworth-Munsell 100 Hue Test sono stati sviluppati per misurare la capacità di una persona di percepire e distinguere sottili variazioni di colore. Questo test rivela come la biologia e l’esperienza personale influenzino la percezione dei colori, contribuendo a identificare eventuali difficoltà, come il daltonismo o una ridotta sensibilità ai colori (Birren, 1961). Tuttavia, la maggior parte delle persone non è consapevole della complessità di queste differenze percettive e di come influenzino l’interpretazione del colore.
Oltre alla biologia, la cultura influisce significativamente sulla nostra percezione del colore. Riccardo Falcinelli, in Cromorama (2017), sottolinea che il rosso è comunemente associato a emozioni intense come passione e amore nelle culture occidentali, mentre in molte culture asiatiche simboleggia prosperità e buona fortuna. Queste differenze culturali non solo plasmano l’interpretazione dei colori, ma influiscono anche sulla terminologia che utilizziamo per denominarli e catalogarli.
La nomenclatura dei colori può generare confusione. Colori con nomi simili possono apparire notevolmente diversi se analizzati tecnicamente. Ad esempio, il RAL 3000 (Rosso Fuoco) e il RAL 3020 (Rosso Traffico), pur essendo entrambi definiti come “rossi”, presentano significative differenze in saturazione e luminosità. Questo mette in evidenza l’importanza di utilizzare una terminologia precisa per evitare malintesi e garantire coerenza visiva e tecnica (Itten, 1970).
Il Caso del “Rosso Ferrari” e la Semplificazione Linguistica
Il “Rosso Ferrari” rappresenta un eccellente esempio di come il linguaggio comune semplifichi il concetto di colore. Spesso associamo immediatamente questa tonalità all’iconica scuderia automobilistica, senza considerare le numerose variazioni che il “Rosso Ferrari” ha subito nel tempo. Dalla tonalità Rosso Barchetta degli anni ’50 al moderno Rosso Scuderia, progettato per risaltare meglio in televisione, ogni versione presenta differenze tecniche precise.
Tuttavia, nella nostra mente, tutte queste varianti vengono etichettate semplicemente come “Rosso Ferrari” perché sono nello spettro del rosso e rivestono una Ferrari. Ignoriamo le differenze tra i valori tecnici di RGB, CMYK, Pantone o RAL, riducendo un’intera gamma di sfumature a un’unica etichetta mentale. Questo fenomeno riflette come il nostro cervello semplifichi la complessità visiva, trascurando dettagli che, tecnicamente, distinguono una tonalità dall’altra.
Per comprendere meglio questa dinamica, consideriamo un gruppo più ampio di rossi, come il Rosso Cinabrio, il Rosso Cremisi, il Rosso Bordeaux e il Rosso Pompeiano. Sebbene comunemente tutti questi colori vengano definiti “rossi”, dal punto di vista tecnico presentano notevoli differenze. Ad esempio, il Rosso Cinabrio (Pantone 1795 C) ha una composizione RGB di 218-41-28, creando un colore particolarmente saturo e vibrante. In confronto, il Rosso Cremisi (Pantone 200 C) ha un valore RGB di 196-30-58, risultando in un tono più profondo e scuro.
Nel linguaggio quotidiano, queste sfumature tendono a essere semplificate in un’unica categoria: “rosso”. Tuttavia, ogni tonalità ha una sua storia e un significato tecnico ben preciso. Il Rosso Cinabrio, ad esempio, è stato utilizzato come pigmento fin dall’antichità, simboleggiando ricchezza e potere grazie alla sua brillantezza unica. Allo stesso modo, il Rosso Cremisi ha una lunga tradizione, essendo associato alla nobiltà medievale e rinascimentale.
I Casi di Rosso Carminio - Rosso Cremisi e Rosso Scarlatto - Rosso Fuoco - Rosso di Cadmio e la semplificazione del linguaggio tecnico
Un esempio interessante di questa semplificazione è il confronto tra il Rosso Carminio, il Rosso Cremisi, il Rosso Scarlatto, il Rosso Fuoco e il Rosso di Cadmio. Sebbene tutti questi colori siano comunemente definiti come “rossi”, ciascuno di essi ha una propria identità tecnica ben definita. Ad esempio, il Rosso Carminio (Pantone 200 C) e il Rosso Cremisi (anch’esso Pantone 200 C) condividono lo stesso codice, ma possono essere percepiti diversamente a seconda delle superfici su cui vengono applicati e delle condizioni di illuminazione. Anche il Rosso Scarlatto (Pantone 485 C), il Rosso Fuoco (Pantone 485 C) e il Rosso di Cadmio (Pantone 485 C) sono simili nei valori RGB e CMYK, ma i loro nomi distinti collegano ciascuno di essi a contesti specifici e a diverse applicazioni nel design, nella moda e nella grafica.
Questi esempi dimostrano che colori apparentemente simili possono avere connotazioni e applicazioni molto diverse. La semplificazione linguistica spesso ci porta a ignorare queste distinzioni, che invece possono avere un impatto significativo in ambiti professionali come il design e l’arte, dove anche le più piccole variazioni cromatiche possono influenzare la percezione finale di un’opera o di un prodotto.
Il Rosso Carminio e il Rosso Cremisi offrono un esempio interessante di come colori apparentemente simili possano avere identità distinte a seconda del sistema di classificazione cromatica. Entrambi condividono il codice Pantone 200 C e presentano valori RGB di 196, 30, 58, ma si differenziano nei sistemi RAL e TCX:
• Rosso Carminio è identificato nel sistema RAL come RAL 3002, mentre il Rosso Cremisi è designato come RAL 3003. Questo dimostra che, pur avendo lo stesso codice Pantone, l’industria li distingue chiaramente.
• Nel sistema TCX, il Rosso Carminio è denominato Crimson, mentre il Rosso Cremisi è conosciuto come Scarlet Sage. Questa leggera variazione nei nomi suggerisce differenze di interpretazione nei settori della moda e del design.
Un ulteriore esempio emblematico riguarda i colori Rosso Scarlatto, Rosso Fuoco e Rosso di Cadmio. Anche se appartengono alla stessa famiglia cromatica, le differenze nei loro codici evidenziano la complessità della gestione del colore:
• Rosso Scarlatto è codificato come Pantone 485 C e ha valori RGB di 237, 27, 36. È frequentemente utilizzato in contesti pubblicitari per la sua vivacità.
• Rosso Fuoco, pur condividendo il codice Pantone con il Rosso Scarlatto, è percepito come più acceso, con valori RGB di 255, 0, 0, rendendolo adatto a contesti che richiedono attenzione immediata.
• Rosso di Cadmio, infine, presenta un Pantone 485 C con valori RGB di 255, 3, 62, mostrando sfumature più profonde rispetto agli altri due, mantenendo comunque la sua identità di “rosso puro”.
Differenze Tecniche e Implicazioni
Questi esempi evidenziano come la percezione e l’uso di colori che sembrano simili possano essere determinati da sottili differenze tecniche. Il Rosso Scarlatto e il Rosso Fuoco, pur avendo valori RGB molto vicini, vengono distinti in base a piccoli dettagli che solo strumenti di misurazione come i colorimetri possono rilevare. Anche un leggero scostamento nei valori CMYK può causare variazioni visive, specialmente in condizioni di illuminazione diverse o su materiali differenti.
I nomi differenti nei sistemi TCX e RAL non solo riflettono queste variazioni tecniche, ma evidenziano anche come l’industria della moda e quella del design industriale possano categorizzare e utilizzare il colore in modi molto diversi. Un colore chiamato Poppy Red nel sistema TCX può assumere un significato completamente diverso rispetto al Rosso di Cadmio, a seconda dell’applicazione pratica.
La distinzione tra visualizzazione digitale e stampa, però, rappresenta una delle sfide più significative per chi opera nel campo del design e della comunicazione visiva. La visualizzazione digitale si basa sul sistema RGB (Red, Green, Blue), che utilizza la luce emessa dai pixel per creare i colori. Al contrario, la stampa utilizza il sistema CMYK (Cyan, Magenta, Yellow, Black), basato sulla sottrazione della luce, impiegando inchiostri su superfici fisiche per riprodurre i colori. Queste differenze nei metodi di visualizzazione e riproduzione possono portare a notevoli variazioni nella percezione del colore: un rosso vibrante visto su uno schermo potrebbe apparire meno saturo o differente su carta.
Per garantire coerenza attraverso questi media differenti, le tavole Pantone giocano un ruolo cruciale. Pantone offre un sistema di riferimento standardizzato che consente a designer e produttori di prevedere con precisione come i colori appariranno su diversi materiali, dai monitor alle stampe. L’utilizzo di Pantone per comunicare i colori tra designer, stampatori e produttori è essenziale per evitare discrepanze e malintesi nel processo di produzione (Grimley & Love, 2007).
I riferimenti standardizzati non sono solo utili per garantire coerenza tra il digitale e il fisico, ma anche per preservare l’identità visiva di un marchio o di un prodotto. Le tavole Pantone, insieme a strumenti come i colorimetri e il sistema di misurazione Delta E, forniscono parametri misurabili e precisi per assicurare che i colori scelti soddisfino le aspettative.
Il Delta E misura le differenze tra due colori percepiti, consentendo ai professionisti di stabilire con precisione se una variazione cromatica è accettabile. Questa tecnologia è cruciale per mantenere la riconoscibilità del colore attraverso diverse piattaforme e materiali. Per un brand, garantire che il proprio colore sia esattamente lo stesso su un sito web, in una brochure o in un packaging è fondamentale per la coerenza della comunicazione visiva (Balzani, 2011).
Impatto sul Design e la Produzione
Nel mondo del design e della produzione, dove la coerenza cromatica è fondamentale, la comprensione di queste differenze tecniche diventa essenziale. Immaginate un brand che ha costruito la propria identità visiva attorno a un particolare tono di rosso. Se questo colore non viene standardizzato accuratamente su vari supporti — come su schermi digitali, carta stampata o superfici verniciate — può risultare incoerente, alterando l’immagine complessiva del marchio.
La complessità della standardizzazione del colore è particolarmente evidente in settori come la moda, la pubblicità e l’industria automobilistica. Anche un piccolo errore nella scelta del codice Pantone o RAL può portare a risultati visivamente insoddisfacenti, con conseguenze tangibili sull’estetica e sulla percezione di un prodotto. Pertanto, la capacità di distinguere tra colori come il Rosso Scarlatto, il Rosso Fuoco e il Rosso di Cadmio non è solo una questione tecnica, ma un fattore cruciale per mantenere la coerenza cromatica e garantire la qualità finale del design o del prodotto.
Questi esempi ci aiutano a comprendere quanto il linguaggio e le definizioni semplificate del colore possano mascherare una complessità tecnica che gioca un ruolo cruciale in molti settori. Il modo in cui percepiamo e interpretiamo il colore, e come esso viene gestito a livello industriale, è parte integrante di una comunicazione visiva precisa e coerente.
Approfondimento: I Significati Storici e Culturali del Colore Rosso
Il rosso è un elemento cruciale nell’espressione artistica, utilizzato per evocare emozioni intense. Artisti come Caravaggio e Rubens hanno sfruttato il rosso per enfatizzare momenti di tensione drammatica, creando atmosfere potenti. In letteratura, il rosso riveste un ruolo significativo. Opere come Il rosso e il nero di Stendhal utilizzano il colore per simboleggiare ambizione e conflitti interiori, riflettendo le passioni e tensioni dei personaggi. Ciò dimostra che il rosso non solo ha un impatto visivo, ma anche un peso emotivo e narrativo importante, intensificando il coinvolgimento del lettore o dello spettatore (Itten, 1970).
Nel corso della storia, il rosso ha assunto significati profondamente diversi a seconda del contesto culturale e temporale. Un esempio emblematico è il Rosso Pompeiano, utilizzato negli affreschi dell’antica Pompei, simbolo di eleganza e bellezza e rappresentante della raffinatezza delle abitazioni patrizie romane. L’accessibilità di pigmenti sintetici ha ampliato l’uso del rosso in molteplici applicazioni, dall’arte alla moda, influenzando le nostre percezioni (Grimley & Love, 2007).
Per i romani, questo colore rappresentava molto più di una semplice tonalità. Esso simboleggiava prestigio e ricchezza, associato alle case delle élite patrizie e alla magnificenza degli affreschi che decoravano le loro abitazioni. Oggi, tale ricchezza di sfumature culturali è spesso ignorata nella comunicazione quotidiana, dove semplifichiamo la nostra comprensione del colore, riducendo il Rosso Pompeiano a una generica definizione di “rosso”.
Questo colore, con valori RGB di 163-43-43, è più terroso e scuro rispetto ad altre tonalità di rosso vivaci, come il Rosso Fuoco o il Rosso Hibiscus. Nonostante queste distinzioni, nel linguaggio comune tendiamo a riferirci a tutti questi colori semplicemente come “rosso”, trascurandone le radici profonde nell’arte e nella bellezza dell’antichità romana.
In ambito religioso, il rosso ha forti connotazioni simboliche. Nella cristianità, rappresenta il sacrificio e il martirio di Cristo, mentre nell’induismo simboleggia prosperità e fertilità, come evidenziato dai vestiti delle spose durante le cerimonie nuziali. La percezione culturale del colore è un aspetto cruciale, poiché può variare enormemente da una regione all’altra del mondo. In Occidente, il rosso è quindi comunemente associato alla passione, all’amore e al pericolo. Tuttavia, in molte culture asiatiche, il rosso ha significati completamente diversi: è considerato il colore della fortuna, della prosperità e della gioia, spesso utilizzato nelle celebrazioni più importanti, come matrimoni e il Capodanno cinese. Ad esempio, il Rosso Pomodoro (Pantone 2035 C), con valori RGB di 255-99-71, può evocare freschezza e appetito in Occidente, soprattutto grazie alla sua associazione con il cibo, mentre in Asia potrebbe assumere un significato di buon auspicio. Questi esempi dimostrano come un colore possa variare nel significato simbolico, influenzato dalle credenze e tradizioni culturali (Balzani, 2011).
Questa diversità di percezione culturale sottolinea come il colore non sia solo una questione tecnica, legata a formule e codici, ma anche un fenomeno profondamente radicato nelle tradizioni e nelle esperienze collettive di una comunità. Il linguaggio utilizzato per descrivere i colori non è, quindi, una mera semplificazione della realtà fisica, ma rappresenta le esperienze culturali e sociali condivise.
La Percezione del Colore Rosso
Il colore rosso non è solo una scelta visiva; ha anche effetti significativi sulla salute mentale e sul comportamento umano. Diverse ricerche hanno dimostrato che la percezione del rosso può provocare reazioni fisiologiche, come l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, associato a un senso di energia e di eccitazione. Per questo motivo, il rosso è spesso impiegato in situazioni che richiedono un’attenzione immediata o una risposta rapida, come nei segnali di allerta e di pericolo. Il rosso attira naturalmente l’attenzione ed è considerato il colore dell’urgenza. Uno studio di Elliot & Niesta (2008) ha evidenziato come il rosso sia associato all’eccitazione psicologica, rendendolo un colore dominante in contesti che richiedono una risposta immediata.
Nel mondo della pubblicità e del marketing, il rosso viene utilizzato per le stesse ragioni: la sua capacità di attirare l’attenzione e di evocare reazioni rapide lo rende un colore potente per promuovere messaggi immediati. Marchi iconici come Coca-Cola e Target impiegano il rosso nei loro loghi per evocare emozioni forti e rimanere impressi nella mente del consumatore. Il rosso è frequentemente associato a dinamismo, eccitazione e vitalità, caratteristiche che rendono i prodotti più desiderabili. L’uso del rosso nelle promozioni commerciali, secondo numerosi studi, ha dimostrato di aumentare l’interesse del pubblico e di spingere le persone a prendere decisioni più velocemente rispetto a colori più neutri (Hunt, 2004). Questo riflette la sua natura stimolante e coinvolgente.
Anche il mondo della moda e del design ha tratto vantaggio dalla potenza espressiva del rosso. Nel corso degli anni, alcuni toni specifici di rosso sono diventati simboli culturali. Un esempio è il Rosso Valentino (Pantone 200 C), una tonalità sofisticata che evoca lusso ed eleganza, grazie anche alla sua associazione con il noto stilista italiano. Questo rosso, caratterizzato da un RGB di 204-0-0, trasmette passione e classe, creando un connubio tra il mondo del design e l’emozione visiva.
Allo stesso modo, il Rosso Ferrari è un altro esempio di come una tonalità specifica sia diventata un’icona culturale. Il rosso delle vetture Ferrari rappresenta velocità, prestigio e performance. Questi esempi dimostrano come, a prescindere dalle piccole variazioni tecniche nelle tonalità, il linguaggio comune tenda a semplificare, portando a una percezione del colore che, sebbene ricca di significati, non sempre riflette la sua complessità cromatica.
Conclusione
Abbiamo usato il Colore Rosso, ma avremmo potuto usare il Blu, il Verde, il Giallo o qualsiasi altro colore. Il linguaggio visivo è estremamente complesso e dietro a ogni singola sfumatura si nasconde un percorso fatto di storia, scienza, biologia, abitudine e linguaggio. Il colore non è univoco sia tecnicamente che linguisticamente è un'errore, in glitch. Non esiste un parametro per definirlo in modo assoluto, è una convenzione ma il più delle volte risulta essere un'astrazione.
Bibliografia:
• Albers, J. (1963). Interaction of Color. Yale University Press. ISBN: 978-0300179354
• Balzani, M. (2011). Il progetto del colore. Vademecum operativo per la gestione cromatica delle superfici architettoniche. Maggioli Editore. ISBN: 978-8838768928
• Birren, F. (1984). Color and Human Response: Aspects of Light and Color Bearing on the Reactions of Living Things and the Welfare of Human Beings. Van Nostrand Reinhold. ISBN: 978-0442209612
• Elliot, A. J., & Niesta, D. (2008). Romantic red: Red enhances men’s attraction to women. Journal of Personality and Social Psychology, 95(5), 1150-1164.
• Fairchild, M. D. (2013). Color Appearance Models (3rd ed.). Wiley-IS&T Series in Imaging Science and Technology. ISBN: 978-1118653100
• Falcinelli, R. (2017). Cromorama: Come il colore ha cambiato il nostro sguardo. Einaudi. ISBN: 978-8806234656
• Grimley, C., & Love, M. (2007). Color in Context: A Cross-Platform Guide to Color Systems. Princeton Architectural Press. ISBN: 978-1568987058
• Hunt, R. W. G. (2004). The Reproduction of Colour (6th ed.). Wiley-IS&T. ISBN: 978-0470024260
• Itten, J. (1970). The Art of Color. Van Nostrand Reinhold. ISBN: 978-0471289286
• Livingstone, M. (2008). Vision and Art: The Biology of Seeing. Harry N. Abrams. ISBN: 978-0810995543
• Schanda, J. (2007). Colorimetry: Understanding the CIE System. Wiley. ISBN: 978-0470049041
A volte un’immagine vale più di mille parole. A sinistra, una fotografia scattata in un ambiente con evidenti complessità di illuminazione, sviluppata con il profilo Adobe Color; a destra, la stessa immagine, ma con il profilo TheSpack. Per questo confronto sono stati utilizzati profili di seconda generazione, ottimizzati nel 2021, quindi ancora lontani dai progressi successivi. Questa immagine è particolarmente critica a causa di una sfumatura in saturazione, che, se non correttamente normalizzata, genera irregolarità. Spesso, il risultato ottenuto con il profilo Adobe porta a un giudizio negativo sulla qualità del file e della fotocamera stessa. Pur utilizzando una curva tonale simile per il contrasto, il profilo TheSpack ha prodotto un risultato nettamente superiore. Si nota una maggiore coerenza cromatica, estensione del dettaglio e leggibilità in tutte le aree dell’immagine. I disturbi e la granulosità, evidenti con Adobe, sono stati ridotti grazie alla struttura del profilo TheSpack, progettato per bilanciare correttamente i canali in uscita. Questo limite nei profili Adobe spesso causa un calo di qualità che viene erroneamente attribuito al mezzo tecnico. Il miglior dettaglio, la resa tonale superiore e l’assenza di irregolarità non sono il risultato di correzioni post-produzione, ma di un profilo colore studiato e sviluppato accuratamente.
Siamo spesso abituati a guardare l’insieme di un’immagine, perdendo di vista il dettaglio che la definisce. Questa riflessione, di per sé, potrebbe sembrare fuori luogo, considerando che la fotografia si basa sulla percezione visiva, sull’impatto che un soggetto, la luce, l’interpretazione e le dinamiche di una scena ci trasmettono. Sarebbe quindi naturale non concentrarsi sui dettagli. Eppure, qui nasce un grande paradosso: investiamo in lenti costose, glorificando la loro resa. Cerchiamo di correggere le aberrazioni, inseguire la risoluzione, applicare texture e maschere di contrasto per enfatizzare i dettagli, eppure ci dimentichiamo spesso di un elemento fondamentale: il profilo colore, che può distruggere tutto questo lavoro. Guardando ora il dettaglio ingrandito di una fotografia sviluppata con il profilo colore Adobe Color e la stessa immagine con TheSpack. La scelta di come intervenire su un profilo colore, quali parametri considerare e come ottimizzare la resa di un sensore porta inevitabilmente a conseguenze che impattano sulla qualità finale dell’immagine. Questo può addirittura vanificare il lavoro di ingegneri e progettisti che hanno creato ottiche di altissima qualità. Nell’immagine sviluppata con il profilo Adobe Color, la luce di un neon si disperde, lasciando un evidente alone attorno alla sorgente luminosa. Questo fenomeno riduce la consistenza nelle alte luci, compromettendo la texture e il dettaglio, e alterando la qualità complessiva della foto. Un piccolo difetto che, tuttavia, incide pesantemente sulla resa delle lenti e si manifesta su tutta l’immagine, indipendentemente dalle condizioni di illuminazione. Ovviamente, questa considerazione nasce dal fatto che un profilo colore può essere generato tenendo conto di differenti parametri, inclusi quelli che determinano lo scostamento di tonalità e saturazione al variare della luminosità. Per questo motivo, abbiamo scelto di suddividere il nostro sistema in modo da renderlo efficace in una vasta gamma di situazioni. Abbiamo implementato soluzioni specifiche per ogni singola fotocamera, così da ottenere risultati ineccepibili, indipendentemente dalle condizioni di ripresa. Questo approccio ci permette di garantire una resa cromatica coerente e precisa, riducendo al minimo le deviazioni che possono compromettere la qualità dell’immagine.