ChatGPT intervista… ChatGPT parte 3: la complessità del progetto TheSpack

In questo affascinante e un po’ bizzarro incontro, ChatGPT intervista le versioni simulate di Simone Bassani e Giulia Conciatori, co-creatori del progetto TheSpack. Tra battute e riflessioni serie, abbiamo esplorato l’innovazione nella gestione del colore. In questa parte approfondiamo le soluzioni applicate ai profili colore TheSpack.

ChatGPT Intervistatore: Prestando particolare attenzione al progetto, hai parlato di un complesso set di profili colore che si integrano tra profili DCP e profili XMP. Qual è l’intento di questo sistema?

Simone Bassani (simulato): L’intento è stato quello di creare un sistema che offrisse la massima flessibilità e qualità cromatica per i fotografi. I profili DCP sono la base su cui lavoriamo per garantire una resa del colore il più fedele possibile alla scena reale, ma anche per consentire ai fotografi di ottimizzare il file in modo differente fin dalla sua apertura. I profili XMP, invece, sono come delle “veline” poste sopra ai DCP, e aggiungono una componente stilistica e di correzione rapida con logiche derivate dall’esperienza in vari settori della fotografia e della pre stampa. Questi due profili insieme permettono di ottenere una gamma molto ampia di risultati, personalizzabili in base al genere fotografico o allo stile del fotografo.

ChatGPT Intervistatore: Come funzionano insieme i profili DCP e XMP? Puoi spiegare meglio questo concetto delle “veline”?

Simone Bassani (simulato): Certo. I profili DCP sono la base tecnica: definiscono come la fotocamera interpreta il colore e come lo traduce in un file sviluppato. A seconda di come vengono costruiti, questi profili possono dare risultati molto diversi, sia in termini di tonalità che di gamma cromatica. I profili XMP, invece, agiscono come uno strato aggiuntivo, una specie di filtro che si applica sopra il DCP. Grazie al cursore del profilo di Adobe Lightroom, i fotografi possono dosare l’effetto degli XMP e ottenere il risultato desiderato in modo estremamente rapido. In sostanza, il DCP garantisce la precisione tecnica, mentre l’XMP offre la libertà di aggiungere un tocco creativo, di velocizzare la correzione o di aggiungere funzionalità tecniche ai profili di base che i software di sviluppo non permettono.

ChatGPT Intervistatore: Quindi il fotografo può adattare il risultato finale in base alle sue esigenze con il minimo sforzo?

Simone Bassani (simulato): Esatto. Il sistema è progettato per dare ai fotografi il massimo controllo, ma anche per semplificare il flusso di lavoro. Con i profili DCP, ottieni una base cromatica solida e coerente, ma grazie agli XMP puoi variare lo stile dell’immagine senza perdere tempo. Se lavori su un progetto artistico e vuoi costruire il tuo stile da zero, il DCP ti dà quella libertà. Se invece hai bisogno di ottimizzare i tempi, soprattutto in contesti commerciali, l’XMP ti offre un risultato quasi pronto all’uso, che puoi ulteriormente personalizzare con uno slider e pochi click.

ChatGPT Intervistatore: In termini di praticità, quanto tempo si può effettivamente risparmiare con questo sistema rispetto a un flusso di lavoro basato su profili colore standard?

Simone Bassani (simulato): Il risparmio di tempo è enorme. Se utilizzi solo profili colore standard, spesso devi passare molto tempo in post-produzione, soprattutto quando ci sono dominanti cromatiche o problemi di coerenza tra luci diverse. Con TheSpack, gran parte del lavoro di correzione è già stato fatto a monte. Il fotografo parte da un file che è già ottimizzato dal punto di vista cromatico, quindi si possono evitare correzioni aggiuntive. Nei progetti più complessi, il sistema DCP-XMP può ridurre il tempo di post-produzione da ore a minuti, consentendo al fotografo di concentrarsi su altri aspetti del lavoro. Inoltre teniamo presente che i profili TheSpack lavorano allo stesso modo su fotocamere differenti e sono sincronizzabili tra loro, pertanto diventa semplice spostare le proprie impostazioni e sviluppare più file contemporaneamente senza limitazioni.

ChatGPT Intervistatore: Mi sembra una grande comodità. E per quanto riguarda la fedeltà cromatica, come riuscite a garantire una resa del colore così accurata rispetto ad altri sistemi?

Simone Bassani (simulato): La fedeltà cromatica è uno dei punti di forza di TheSpack. A differenza di molti profili standard, che spesso interpretano il colore in modo automatico e talvolta impreciso, TheSpack lavora per riprodurre il colore in modo esatto. Il processo illustrato precedentemente ha portato a una massima estensione del gamut del profilo con particolare attenzione ai blue e ai verdi consentendo una neutralità assoluta delle tinte. Inoltre il lavoro che viene fatto permette di recuperare il dettaglio e la texture nei rossi preservando gli errori cromatici e soprattutto riducendo le false aberrazioni che si creano nella demosaicizzazione del file.

ChatGPT Intervistatore: La coerenza dei risultati un grande vantaggio per chi lavora con più macchine. Come contribuiscono i profili DCP a questa fedeltà cromatica?

Simone Bassani (simulato): I profili DCP sono la base di tutto. Ogni profilo è studiato per rispondere a condizioni di scatto specifiche, e possiamo creare varianti che gestiscono scostamenti cromatici o ampliano la gamma tonale a seconda delle necessità. Per esempio, alcuni profili DCP sono più adatti a mantenere i colori intensi, altri si concentrano sulla linearità della curva, altri ancora agiscono preservando lo scostamento della tinta e altri lavorano esclusivamente in modo percettivo. Questo permette al fotografo di scegliere il profilo più adatto alla scena che sta riprendendo, ottenendo sempre il miglior risultato cromatico possibile.

ChatGPT Intervistatore: Ogni profilo, quindi, risponde a esigenze precise. Potresti farmi qualche esempio concreto di come i fotografi utilizzano questi profili in diverse situazioni di lavoro?

Simone Bassani (simulato): Certamente. Ogni profilo è creato e testato per rispondere a condizioni di scatto specifiche. Ad esempio, alcuni profili non compensano lo scostamento tonale, concentrandosi piuttosto sulla saturazione, perfetti per fotografi che lavorano con colori intensi. Altri profili si focalizzano sul colore puro, mentre abbiamo anche profili basati su un approccio percettivo, che ottimizzano il colore in base a come viene percepito dall’occhio umano. Un esempio concreto riguarda i fotografi sportivi della MotoGP e della Formula 1, che utilizzano fotocamere diverse e riscontravano scostamenti cromatici notevoli tra i colori delle livree delle vetture e delle moto. Con TheSpack, sono riusciti a ottenere risultati omogenei, riducendo drasticamente il tempo di post-produzione e migliorando la qualità finale del lavoro. Ma non solo. Grazie all’estensione cromatica dei profili sono riusciti a riprodurre i colori di tutti i brand senza dover intervenire nelle correzioni dei file. Questa coerenza ha permesso di mantenere inalterati i risultati nel tempo e al cambiare degli illuminanti lasciandoli concentrati sul loro lavoro. Per alcuni di loro abbiamo sviluppato soluzioni specifiche dedicate in grado di risolvere il loro flusso di lavoro in pochi click.

ChatGPT Intervistatore: È affascinante vedere come TheSpack abbia migliorato le loro performance. Hai altri esempi di come il sistema ha aiutato fotografi in altri settori, come paesaggi o reportage?

Simone Bassani (simulato): Nel campo della fotografia di paesaggio, ad esempio, i fotografi hanno apprezzato particolarmente la capacità di TheSpack di catturare sfumature sottili e aumentare la profondità dei colori senza sacrificare la leggibilità dei dettagli, anche nelle condizioni di luce più difficili. Questo ha permesso loro di ottenere immagini di alta qualità, pronte per essere caricate su portali o vendute a riviste. Ma soprattutto ha permesso loro di guadagnare tempo e aumentare la qualità finale del prodotto in un mercato nel quale il panorama internazionale presenta una forte concorrenza. Nel reportage, invece, alcuni fotografi sono riusciti a mantenere una coerenza stilistica unica grazie ai nostri profili. Questo li ha aiutati a ottenere riconoscimenti internazionali per il loro lavoro, poiché TheSpack ha permesso loro di raggiungere quella precisione tonale e cromatica che cercavano da tempo. Anche i fotografi di matrimoni hanno riscontrato un netto miglioramento: ora possono garantire una qualità cromatica impeccabile in tutte le condizioni, ottenendo risultati costanti e riducendo al minimo le correzioni post-scatto, ma soprattutto, nei casi di fotografi internazionali di alto livello, i risultati ottenuti con TheSpack hanno permesso loro di riprodurre fedelmente i colori degli abiti e degli ambienti restituendo il giusto valore al lavoro di tanti professionisti che lavorano mesi per completare un singolo progetto.

ChatGPT Intervistatore: Quindi, qual è il vantaggio principale che TheSpack offre ai fotografi e alle aziende?

Simone Bassani (simulato): Il pregio principale di TheSpack è la minimizzazione della differenza cromatica tra il file digitale e la realtà. Questo significa che, indipendentemente dalla fotocamera utilizzata, il risultato finale tende a essere sempre coerente, fedele e omogeneo. Il fotografo può quindi passare da un modello di fotocamera a un altro, o addirittura da un brand all’altro, senza dover rivedere completamente il suo flusso di lavoro o cambiare i parametri di sviluppo che ha utilizzato fino a quel momento.

ChatGPT Intervistatore: E come influisce questo sulle agenzie e le aziende?

Simone Bassani (simulato): Per agenzie e aziende, la coerenza cromatica è un enorme vantaggio. Possono acquisire immagini da diversi fotografi, che utilizzano fotocamere diverse, e processarle tutte utilizzando gli stessi parametri di sviluppo. Questo garantisce coerenza e fedeltà cromatica in tutti i progetti, riducendo al minimo il tempo speso nell’adattamento del colore in base al dispositivo utilizzato. Il risultato è un flusso di lavoro molto più snello e standardizzato, che semplifica la post-produzione e assicura che tutte le immagini risultino omogenee dal punto di vista cromatico.

ChatGPT Intervistatore: In definitiva, come contribuisce TheSpack a migliorare l’efficienza del lavoro?

Simone Bassani (simulato): In sintesi, TheSpack non solo semplifica il lavoro per i singoli fotografi, consentendo loro di utilizzare lo stesso strumento di sviluppo indipendentemente dalla fotocamera, ma rende anche più efficiente e coerente la gestione delle immagini in contesti professionali.

ChatGPT Intervistatore: In definitiva, realizzare un profilo colore per un file RAW può essere semplice o estremamente complesso, ma realizzare TheSpack ha richiesto un’analisi ancora più estesa. A che punto è arrivata oggi l’ultima versione rilasciata?

Simone Bassani (simulato): Direi che siamo a un buon punto, ma l’evoluzione è continua e nasce costantemente da nuove idee e dal progresso della tecnologia. Oggi, con TheSpack, abbiamo un reference solido, una chart proprietaria di altissimo livello, un sistema di ripresa strutturato, un workflow di lavorazione ben definito e, aspetto fondamentale, un protocollo di validazione robusto. Ma ciò che davvero fa la differenza è la nostra rete di professionisti, che ci fornisce feedback cruciali per ottimizzare e massimizzare il potenziale dei profili che sviluppiamo.

ChatGPT Intervistatore: Quindi il coinvolgimento dei professionisti è centrale nello sviluppo?

Simone Bassani (simulato): Assolutamente. La collaborazione con i professionisti ci permette di testare sul campo i profili in modo estensivo, ottenendo input fondamentali per migliorare e affinare continuamente il prodotto. È grazie ai loro feedback che possiamo garantire il massimo livello di qualità e coerenza nei nostri profili.

ChatGPT Intervistatore: E come si integra la ricerca estetica nel processo?

Simone Bassani (simulato): Un altro pilastro fondamentale del nostro progresso è la ricerca di Giulia, che si concentra sui nuovi canoni estetici e sull’evoluzione delle dinamiche sociali legate alla fotografia. Parallelamente, io mi occupo della parte tecnica, in particolare dell’integrazione di logiche matematiche non binarie, come la Fuzzy Logic, che ci ha permesso di introdurre concetti innovativi nel nostro lavoro. Questo approccio duale ci ha permesso di raggiungere risultati che, fino a pochi anni fa, sarebbero sembrati impossibili.

ChatGPT Intervistatore: Sorge quindi una domanda diretta e a volte scomoda: TheSpack ha qualche certificazione, è uno standard di mercato attendibile, è riconosciuto da qualche azienda di certificazione?

Simone Bassani (simulato): (ride) Beh, so dove vuoi arrivare! Molti sviluppatori pubblicizzano l’attinenza e la conformità dei loro prodotti agli standard FADGI e Metamorfoze, in particolare secondo la norma ISO 19264-1:2017 per la riproduzione di beni culturali. Tuttavia, cerchiamo di fare chiarezza. Noi non certifichiamo i profili commerciali TheSpack secondo questi standard, né lo faremo mai. Non è nostro interesse operare in questo senso. La ragione è semplice: un profilo colore è solo una piccola parte di un sistema complesso, e non è possibile certificarlo isolatamente in conformità alla ISO 19264-1:2017, FADGI o Metamorfoze. Questi standard si applicano all’intero processo di digitalizzazione, che include non solo i profili colore, ma anche i dispositivi di cattura, le condizioni ambientali, e le pratiche operative. Pretendere di certificare solo un profilo colore per questi standard è una semplificazione estrema e, a nostro avviso, scorretto.

ChatGPT Intervistatore: Interessante punto di vista. Potresti approfondire come questi standard vengono effettivamente applicati e quale ruolo giocano i profili colore nel contesto di un sistema di digitalizzazione conforme a FADGI e Metamorfoze?

Simone Bassani (simulato): Certo. Gli standard FADGI (Federal Agencies Digital Guidelines Initiative) e Metamorfoze sono linee guida utilizzate principalmente per la digitalizzazione di beni culturali, come libri, documenti, fotografie e opere d’arte, con l’obiettivo di garantire una riproduzione fedele e duratura dei materiali digitalizzati. FADGI, ad esempio, classifica la qualità delle immagini in quattro livelli, dal più basso (1 stella) al più alto (4 stelle), e definisce criteri tecnici rigorosi come risoluzione, bilanciamento del bianco, accuratezza cromatica, rumore e gamma dinamica. Metamorfoze, simile a FADGI, si concentra sulle stesse aree e stabilisce requisiti precisi per la qualità dell’immagine, ma è applicato principalmente in Europa. Entrambi gli standard si basano sulla norma ISO 19264-1:2017, che definisce i requisiti per la qualità delle immagini nella digitalizzazione di beni culturali. Tuttavia, questi standard non certificano singoli elementi, come un profilo colore o un software, ma piuttosto l’intero sistema di acquisizione, che comprende fotocamere, scanner, illuminazione, software, e le condizioni di lavoro.

ChatGPT Intervistatore: Quindi, stai dicendo che non è possibile certificare un profilo colore come conforme a FADGI o Metamorfoze in isolamento, ma che deve essere parte di un sistema più ampio?

Simone Bassani (simulato): Esatto. Certificare solo un profilo colore secondo FADGI o Metamorfoze non ha senso, perché questi standard si applicano all’intero processo di acquisizione e gestione dell’immagine. Devono essere valutati fattori come la stabilità delle condizioni di illuminazione, la calibrazione degli strumenti, la risoluzione del sensore, la riproduzione tonale e la gamma dinamica del sistema di acquisizione. In pratica, un profilo colore è solo un componente all’interno di un sistema molto più ampio. Per essere certi che una digitalizzazione sia conforme a questi standard, è necessario che tutti gli elementi coinvolti, inclusi i dispositivi di cattura, i software, e persino le condizioni ambientali, siano stabili, calibrati e verificati costantemente. Il processo di certificazione riguarda quindi un sistema integrato che assicura la massima fedeltà nel tempo.

ChatGPT Intervistatore: Alla luce di questo, pensi che sia errato quando altre aziende promuovono la conformità dei loro prodotti a questi standard?

Simone Bassani (simulato): Dipende dal contesto in cui viene promossa questa conformità. Se un’azienda afferma che un singolo componente, come un software o un profilo colore, è conforme a FADGI o Metamorfoze, allora è fuorviante. FADGI e Metamorfoze certificano l’intero processo di digitalizzazione, non i singoli componenti. In un processo di digitalizzazione conforme a questi standard, il profilo colore gioca un ruolo importante, ma non può essere isolato dal resto del sistema. Il messaggio corretto sarebbe piuttosto che un determinato sistema di acquisizione o una soluzione di digitalizzazione è stato progettato per essere conforme a FADGI o Metamorfoze, a condizione che vengano seguite le giuste pratiche operative e mantenuti i parametri di controllo e calibrazione. Esistono infatti specifiche aziende che forniscono strumenti di misurazione, calibrazione, analisi e illuminazione conformi all’applicazione di questi standard, inoltre sono richieste chart specifiche e i risultati devono essere analizzati e validati per l’intero sistema in essere.

ChatGPT Intervistatore: Dato che TheSpack non è certificato secondo questi standard, come garantite comunque l’accuratezza e la qualità dei vostri profili?

Simone Bassani (simulato): Anche se TheSpack non è certificato secondo FADGI o Metamorfoze, il nostro approccio alla creazione dei profili è altrettanto rigoroso. Il nostro obiettivo è sempre quello di fornire profili colore che offrano una riproduzione accurata e coerente in un ampio spettro di situazioni. Consideriamo i requisiti di accuratezza cromatica e fedeltà del colore come elementi centrali nel nostro sviluppo, senza limitarci a rigidi standard ma abbracciando la complessità reale del flusso di lavoro fotografico. Siamo anche in grado di lavorare in conformità a questi standard, a patto che il sistema di acquisizione del cliente sia certificato e risponda ai requisiti tecnici necessari. In altre parole, se un cliente ha un sistema che è già conforme a FADGI o Metamorfoze, il nostro know-how ci permette di produrre un profilo colore adeguato alle aspettative integrando i software di sviluppo e le chart in essere tramite un’approfondita analisi dei dati.

ChatGPT Intervistatore: In conclusione, TheSpack può essere integrato in un workflow che rispetta gli standard di qualità più elevati, anche senza una certificazione diretta?

Simone Bassani (simulato): La chiave è capire che la certificazione non riguarda il singolo profilo colore, ma l’intero sistema di acquisizione. Nello specifico noi abbiamo stabilito degli standard di riferimento interni che soddisfano le aspettative tecniche e soprattutto soddisfano l’utilizzo pratico sul campo da parte dei nostri fotografi. Per arrivare a questo abbiamo stabilito dei parametri di verifica in termini di tolleranza cromatica che convalidano la resa di ogni singola fotocamera. Oltre a questo possiamo provvedere all’ottimizzazione di ogni singolo profilo colore in conformità alle richieste del cliente soddisfacendo i più restrittivi parametri richiesti. Questa operazione è però slegata dal nostro pacchetto commerciale e richiede in primo luogo la nostra verifica della fattibilità in conformità agli standard sostenuti dal committente.

ChatGPT Intervistatore: Un’altra domanda sul processo di creazione dei profili DCP: su molti siti si trovano dettagli tecnici come la spiegazione delle matrici, la mappatura dei valori e la comparazione del Delta E rispetto a profili esistenti. Perché voi non approfondite questi aspetti nello stesso modo?

Simone Bassani (simulato): (Ride) È semplice: quei dettagli tecnici, per quanto corretti, spesso non sono utili per il cliente finale. È come prendere un autobus: l’importante è arrivare puntuale, non sapere come funziona il motore. Allo stesso modo, al cliente interessa che i colori siano coerenti e accurati, non le specifiche tecniche dietro al profilo.

ChatGPT Intervistatore: Quindi, tutta questa enfasi su dati tecnici come il Delta E non è rilevante per l’utente finale?

Simone Bassani (simulato): Esattamente. Noi usiamo formule come il Delta E per misurare e correggere i colori, ma non è sufficiente per certificare un profilo colore in maniera definitiva. È solo uno strumento tra tanti. La chiave è eseguire ulteriori test tecnici, sia strumentali che empirici, per valutare correttamente il profilo. In questo campo, non esiste un unico standard accettato, quindi la complessità del nostro approccio è ciò che fa la differenza.

ChatGPT Intervistatore: Puoi spiegare meglio come si collega il concetto di Delta E alla gestione del colore?

Simone Bassani (simulato): Il Delta E misura la differenza percepita tra due colori. Esistono diverse versioni, come il CIELAB ΔE\*ab e il più recente CIEDE2000 (ΔE₀₀). Il CIEDE2000 è più preciso nel rappresentare la percezione umana del colore, ma da solo non è sufficiente per garantire la qualità di un profilo colore. È utile per misurare le differenze, ma non copre tutti gli aspetti della resa del colore in ogni condizione.

ChatGPT Intervistatore: Anche utilizzando il CIEDE2000, ci sono altre considerazioni da fare?

Simone Bassani (simulato): Assolutamente. Il CIEDE2000 è un buon riferimento perché tiene conto di parametri come luminosità (ΔL\*), cromaticità (ΔC\), e tonalità (ΔH\*), ma non è perfetto in tutte le situazioni, specialmente in condizioni estreme come colori molto saturi o scuri. È uno strumento utile, ma deve essere integrato con altre valutazioni.

ChatGPT Intervistatore: In sintesi, il Delta E è solo una parte del processo?

Simone Bassani (simulato): Esatto. Le formule di Delta E, come il CIEDE2000, sono preziose, ma non bastano. La coerenza cromatica richiede un approccio più articolato. Per questo, combiniamo strumenti matematici con test pratici sul campo. Un profilo deve funzionare non solo sulla carta, ma anche in condizioni reali.

ChatGPT Intervistatore: Hai menzionato che i sistemi di gestione del colore non sono sempre compatibili tra loro. Puoi spiegare meglio?

Simone Bassani (simulato): Ogni sistema di gestione del colore ha uno scopo specifico e non può essere facilmente tradotto in un altro. Ad esempio, lo spazio colore CIELAB è percettivamente uniforme, quindi i colori sono più facilmente confrontabili rispetto a spazi come CIE RGB o XYZ, che si concentrano su altre proprietà. Per questo, quando lavoriamo con il colore, dobbiamo mantenere coerenza nel sistema scelto.

ChatGPT Intervistatore: Come tutto questo si collega ai vostri test tecnici ed empirici?

Simone Bassani (simulato): Usiamo varie formule per il Delta E, come il CIELAB ΔE\*ab, il CIEDE2000 (ΔE₀₀) e il Delta E CMC (l:c), a seconda delle necessità. Tuttavia, nessuna di queste formule da sola può garantire che un profilo funzioni sempre bene. Ecco perché eseguiamo test sia tecnici che empirici, collaborando con fotografi e professionisti che verificano come il profilo si comporta nelle condizioni reali.

ChatGPT Intervistatore: Quindi, la vostra valutazione va oltre i semplici dati tecnici?

Simone Bassani (simulato): Esattamente. La gestione del colore non può essere ridotta a numeri. Certo, misurazioni come il Delta E sono fondamentali per monitorare le variazioni, ma il nostro lavoro include anche test pratici. Un valore accettabile di Delta E in laboratorio non garantisce che il profilo funzioni bene in condizioni di illuminazione variabile o su materiali specifici. Solo combinando dati tecnici e prove sul campo possiamo creare un profilo che risponda davvero alle esigenze dei clienti.

ChatGPT Intervistatore: Quindi la gestione del colore richiede sia strumenti avanzati che esperienza pratica?

Simone Bassani (simulato): Esattamente. È una combinazione di scienza e pratica. Da un lato ci sono i dati oggettivi, come il Delta E, ma dall’altro c’è l’esperienza sul campo, dove la percezione umana è altrettanto importante. Solo unendo questi due aspetti possiamo garantire che un profilo funzioni al meglio.

ChatGPT Intervistatore: Come integrate il feedback dei professionisti nel miglioramento dei vostri profili?

Simone Bassani (simulato): Il feedback dei professionisti è essenziale. I test tecnici sono precisi, ma non coprono tutte le condizioni reali. Situazioni come l’illuminazione variabile o il materiale utilizzato possono influenzare i colori, ed è qui che i professionisti notano eventuali problemi. Il loro feedback ci permette di rivedere e perfezionare i profili, rendendoli più versatili e adattabili.

ChatGPT Intervistatore: Come utilizzate questo feedback per migliorare i profili?

Simone Bassani (simulato): Quando riceviamo feedback dal campo, analizziamo i dettagli specifici e li confrontiamo con i nostri test tecnici. Se ci sono differenze, apportiamo modifiche al profilo, regolando la curva di risposta cromatica o ricalibrando i parametri. Questo ci permette di creare un profilo più bilanciato, che funziona bene in diverse condizioni di luce e materiali, anche se non perfetto in ogni situazione.

ChatGPT Intervistatore: Come gestite la differenza tra percezione umana e misurazioni strumentali?

Simone Bassani (simulato): La percezione del colore umano è complessa e variabile, quindi non possiamo affidarci solo alle misurazioni strumentali. Le misurazioni ci forniscono dati precisi, ma la percezione visiva è influenzata da molti fattori, come l’illuminazione e i colori adiacenti. Il nostro compito è minimizzare queste differenze e migliorare la qualità complessiva delle immagini, dalle texture alle sfumature di colore.

ChatGPT Intervistatore: Quindi un profilo colore corretto può migliorare anche la resa delle texture e dei dettagli?

Simone Bassani (simulato): Sì, esattamente. Un profilo colore ben bilanciato non solo corregge i colori, ma esalta i dettagli e la profondità visiva. Se un profilo è troppo saturo o sbilanciato, può appiattire le texture. Un profilo corretto, invece, preserva i dettagli sottili e il micro-contrasto, migliorando la qualità complessiva dell’immagine.

ChatGPT Intervistatore: Quindi un profilo colore ben ottimizzato non si limita a rendere i colori più accurati, ma ha anche un impatto sulla qualità complessiva dell’immagine, inclusa la profondità e i dettagli?

Simone Bassani (simulato): Esattamente. Quando un profilo colore è ben bilanciato, consente di mantenere una chiara separazione tra le aree cromatiche e le texture, evidenziando i dettagli sottili che potrebbero altrimenti perdersi. Un profilo sbilanciato, con saturazioni eccessive, può far sembrare i colori confusi e privi di definizione. Invece, un profilo ben calibrato offre un contrasto migliore tra i colori e una resa più precisa delle texture, migliorando la percezione complessiva di profondità nell’immagine.

ChatGPT Intervistatore: Hai parlato di dover a volte sacrificare un po' di precisione cromatica per ottenere un miglior bilanciamento generale. Come gestite questo tipo di compromessi?

Simone Bassani (simulato): Sì, capita spesso di dover trovare un equilibrio. A volte, un profilo estremamente preciso in una situazione specifica non si comporta altrettanto bene in altre condizioni, come diverse illuminazioni o materiali. In questi casi, preferiamo creare profili più flessibili, che garantiscano una resa cromatica accettabile in più contesti, anche a costo di una piccola perdita di precisione in condizioni ideali. Questo approccio assicura che il profilo funzioni bene in situazioni reali, dove la versatilità è più importante della perfezione tecnica in laboratorio.

ChatGPT Intervistatore: Come trovate l’equilibrio tra precisione e flessibilità?

Simone Bassani (simulato): È un processo iterativo. Iniziamo con una base tecnica, valutiamo il Delta E e altri parametri per la precisione cromatica, poi testiamo il profilo sul campo. Il feedback dei professionisti è fondamentale: se ci segnalano problemi in situazioni reali, apportiamo correzioni. L’obiettivo è creare un profilo che funzioni bene in molte condizioni, non solo in ambienti controllati. Più iteriamo questo processo, più il profilo diventa robusto e versatile.

ChatGPT Intervistatore: Quanto influiscono le osservazioni dei professionisti del settore sul miglioramento del profilo?

Simone Bassani (simulato): Le loro osservazioni sono essenziali. I test strumentali ci forniscono una solida base tecnica, ma sono i professionisti sul campo a rilevare dettagli che sfuggono agli strumenti, come l’impatto dell’illuminazione o come si comportano i colori su materiali specifici. Quando riceviamo il loro feedback, torniamo sui nostri dati e regoliamo i parametri del profilo di conseguenza. Questo continuo scambio di informazioni ci permette di migliorare costantemente i profili e adattarli alle esigenze dei clienti.

ChatGPT Intervistatore: Come riuscite a gestire le esigenze diverse dei clienti che operano in settori differenti?

Simone Bassani (simulato): Ogni cliente ha esigenze specifiche, a seconda del settore. Alcuni richiedono una precisione estrema, ad esempio nella stampa di alta qualità, dove anche la minima variazione di colore può essere critica. Altri, come i fotografi che lavorano all’aperto, potrebbero avere bisogno di profili più tolleranti, capaci di adattarsi a condizioni di luce variabile. Per questo motivo, il nostro approccio è modulare: partiamo da un profilo base che possiamo adattare e personalizzare in base alle esigenze del cliente. Questo ci consente di fornire soluzioni su misura, mantenendo alti livelli di precisione e qualità.

ChatGPT Intervistatore: Quindi offrite un profilo base che poi viene personalizzato per diversi contesti o esigenze?

Simone Bassani (simulato): Esatto. Creiamo un profilo colore di base che rispetta i parametri tecnici fondamentali, ma da lì lo adattiamo alle necessità specifiche del cliente. Se il profilo deve funzionare in un contesto con particolari tipi di luce o materiali, lo modifichiamo di conseguenza. Questa flessibilità ci permette di coprire una vasta gamma di settori, dal tessile alla fotografia, fino alla stampa professionale, offrendo profili che funzionano bene in diverse situazioni senza sacrificare la qualità cromatica.

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ALCUNI ESEMPI

Leica Q (Typ 116) - Comparazione profilo
Leica Q (Typ 116) - Comparazione profiloLeica Q (Typ 116) - Comparazione profilo

A volte un’immagine vale più di mille parole. A sinistra, una fotografia scattata in un ambiente con evidenti complessità di illuminazione, sviluppata con il profilo Adobe Color; a destra, la stessa immagine, ma con il profilo TheSpack. Per questo confronto sono stati utilizzati profili di seconda generazione, ottimizzati nel 2021, quindi ancora lontani dai progressi successivi. Questa immagine è particolarmente critica a causa di una sfumatura in saturazione, che, se non correttamente normalizzata, genera irregolarità. Spesso, il risultato ottenuto con il profilo Adobe porta a un giudizio negativo sulla qualità del file e della fotocamera stessa. Pur utilizzando una curva tonale simile per il contrasto, il profilo TheSpack ha prodotto un risultato nettamente superiore. Si nota una maggiore coerenza cromatica, estensione del dettaglio e leggibilità in tutte le aree dell’immagine. I disturbi e la granulosità, evidenti con Adobe, sono stati ridotti grazie alla struttura del profilo TheSpack, progettato per bilanciare correttamente i canali in uscita. Questo limite nei profili Adobe spesso causa un calo di qualità che viene erroneamente attribuito al mezzo tecnico. Il miglior dettaglio, la resa tonale superiore e l’assenza di irregolarità non sono il risultato di correzioni post-produzione, ma di un profilo colore studiato e sviluppato accuratamente.

Panasonic S1R - Impercettibili difetti
Panasonic S1R - Impercettibili difettiPanasonic S1R - Impercettibili difetti

Siamo spesso abituati a guardare l’insieme di un’immagine, perdendo di vista il dettaglio che la definisce. Questa riflessione, di per sé, potrebbe sembrare fuori luogo, considerando che la fotografia si basa sulla percezione visiva, sull’impatto che un soggetto, la luce, l’interpretazione e le dinamiche di una scena ci trasmettono. Sarebbe quindi naturale non concentrarsi sui dettagli. Eppure, qui nasce un grande paradosso: investiamo in lenti costose, glorificando la loro resa. Cerchiamo di correggere le aberrazioni, inseguire la risoluzione, applicare texture e maschere di contrasto per enfatizzare i dettagli, eppure ci dimentichiamo spesso di un elemento fondamentale: il profilo colore, che può distruggere tutto questo lavoro. Guardando ora il dettaglio ingrandito di una fotografia sviluppata con il profilo colore Adobe Color e la stessa immagine con TheSpack. La scelta di come intervenire su un profilo colore, quali parametri considerare e come ottimizzare la resa di un sensore porta inevitabilmente a conseguenze che impattano sulla qualità finale dell’immagine. Questo può addirittura vanificare il lavoro di ingegneri e progettisti che hanno creato ottiche di altissima qualità. Nell’immagine sviluppata con il profilo Adobe Color, la luce di un neon si disperde, lasciando un evidente alone attorno alla sorgente luminosa. Questo fenomeno riduce la consistenza nelle alte luci, compromettendo la texture e il dettaglio, e alterando la qualità complessiva della foto. Un piccolo difetto che, tuttavia, incide pesantemente sulla resa delle lenti e si manifesta su tutta l’immagine, indipendentemente dalle condizioni di illuminazione. Ovviamente, questa considerazione nasce dal fatto che un profilo colore può essere generato tenendo conto di differenti parametri, inclusi quelli che determinano lo scostamento di tonalità e saturazione al variare della luminosità. Per questo motivo, abbiamo scelto di suddividere il nostro sistema in modo da renderlo efficace in una vasta gamma di situazioni. Abbiamo implementato soluzioni specifiche per ogni singola fotocamera, così da ottenere risultati ineccepibili, indipendentemente dalle condizioni di ripresa. Questo approccio ci permette di garantire una resa cromatica coerente e precisa, riducendo al minimo le deviazioni che possono compromettere la qualità dell’immagine.

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